Salvini sul fronte dei Porti.
Authority, alleati ammutinati
Stefano Rizzi 13:33 Venerdì 06 Giugno 2025
Fratelli d'Italia e Forza Italia s'impuntano rispetto alle nomine del ministro della Lega. Le forche caudine delle commissioni parlamentari. Il segnale politico al Capitano è evidente. Lui, con il fido vice Rixi, pensa all'exit strategy del commissariamento
Con navi e porti Matteo Salvini non ha mai avuto un rapporto facile già quand’era al Viminale. Ora che ne ha la legittima competenza, la navigazione di bolina resta un sogno. È invece, per il ministro e leader della Lega, un incubo quel che gli arriva nientemeno che dagli alleati. Fratelli d’Italia e Forza Italia remano contro le nomine predisposte da Salvini, con il fido vice Edoardo Rixi con delega agli scali marittimi, per i vertici delle Autorità Portuali.
Quale sia la vera ragione dell’ostruzionismo “amico” non è dato sapere, ma è facile intuire che sul fronte dei porti si consumi l’ennesima prova di forza del partito di Giorgia Meloni e in un’eterogenesi dei fini, o rispolverando l’assunto che il peggior nemico del mio nemico è il mio migliore amico, pure gli azzurri di Antonio Tajani non perdono l’occasione per limare le unghie al Capitano. Grado che in questo caso, per Salvini suona parecchio come destinatario e vittima di un ammutinamento pronto a consumarsi nei meandri delle commissioni parlamentari da cui dovrebbe arrivare il placet alle nomine.
Quella della Camera la presiede il meloniano Salvatore Deidda, mentre l’omologa di Palazzo Madama è affidata a Claudio Fazzone di Forza Italia. Le avvisaglie di mare forza 9 per Salvini sono arrivate ancora pochi giorni fa proprio da Montecitorio, dove Deidda ha formalmente chiesto la sospensione delle votazioni in attesa che il Governo trasmetta tutte le proposte di nomina, comprese quelle ancora bloccate da trattative politiche o in stallo nei rapporti con le Regioni. A stretto giro è arrivato analogo pronunciamento dalla commissione del Senato.
A far dare l’indietro tutta a FdI e Forza Italia parrebbe essere stato il nome di Matteo Paroli, indicato da Salvini a capo dell’’Autorità del sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, ovvero quella che comprende Genova, Savona e Vado Ligure e la più vicina sul fronte della logistica e di futuri ulteriori legami al Piemonte. Un pollice verso, sia pure non manifestamente, che avrebbe generato l’effetto domino sulle altre poltrone già assegnate dal ministro e precisamente quella di Trieste-Monfalcone ad Antonio Gurrieri, La Spezia-Carrara destinata a Bruno Pisano e l’Autorità dello Stretto di Messina per la quale il nome fatto dal ministro è quello di Francesco Rizzi. Altre sono ancora in ballo, e non poche quelle cui mandati sono a breve scadenza. Ecco perché la decisione assunta dalle commissioni parlamentari di attendere l’elenco completo, potrebbe facilmente allungare di molto i tempi e produrre, per le nomine già decise da Salvini, una situazione di stallo.
Scenario che, unito a non irrilevante significato politico della mossa degli alleati nei suoi confronti e del suo partito, starebbe facendo crescere nel ministro l’intenzione di una forzatura, peraltro del tutto legittima e con tutte le caratteristiche di un’exit strategy in attesa che le acque si calmino.
L’idea, già fatta trapelare dai piani alti del ministero e nei consessi degli operatori del settore, è quella di procedere con i nomi scelti, ma anziché attribuire il ruolo di presidente, virare su quello di commissario. Uno sgambetto ai partner di coalizione, che Salvini potrebbe comunque motivare proprio con la necessità di garantire la piena operatività delle Authority.
L’effetto sarebbe comunque quello dell’appena citata forzatura che potrebbe avere come reazione, sia pure dilatata nei tempi, di una bocciatura di uno o più nomi quando arriveranno tutti, come richiesto, in commissione. La rotta del Capitano, mai come in questo caso pare nascondere anche uno dei suoi molteplici significati. E non certo il più rasserenante.