Referendum, renitenti al voto e chiamata alle urne: Cirio va per sagre, Lo Russo al seggio
07:00 Domenica 08 Giugno 2025Tra astensionismo e strategie sul quorum, i quesiti sono quasi un dettaglio. Per il centrodestra è un regolamento di conti tutto interno alla sinistra, per Pd e alleati una prova di forza. Il sindaco di Torino spera di ingraziarsi Schlein, il governatore fedele alla linea
Voto sì, voto no, vado al mare, vado al seggio ma non ritiro la scheda. Il tormentone dei Referendum, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza, ha trasformato il dibattito pubblico in un’arena di tatticismi e polemiche. Al centro, non solo i contenuti dei quesiti, ma la partecipazione stessa, con la maggioranza che, dalla premier Giorgia Meloni in giù, punta sull’astensione per affossare il quorum (50% più uno degli aventi diritto). E mentre il Piemonte si divide, due figure spiccano: il governatore Alberto Cirio, che si unisce al fronte del “non voto”, e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che a costo di rinnegare il pallido riformismo sceglie i cinque “sì” per compiacere Elly Schlein sperando così di blindare la ricandidatura.
Meloni, Cirio e il partito dell’astensione
“Andrò al seggio perché sono il premier ed è giusto dare un segnale di rispetto per le urne, ma non ritirerò la scheda. Non condivido i contenuti e l’astensione è un mio diritto”, ha dichiarato Meloni, ribadendo la sua contrarietà, specie al quesito sulla cittadinanza: “Sono contrarissima a dimezzare i tempi, la legge attuale è ottima”. A farle eco, il governatore piemontese Cirio, che ha deciso di non presentarsi alle urne, allineandosi alla strategia della maggioranza. Una mossa che, per Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, punta a sabotare il quorum senza esporsi al voto diretto. Matteo Salvini, vicepremier e leader leghista, segue la stessa linea: “Sarò con i miei figli” o “all’estero per lavoro”, niente scheda. Stesso copione per Antonio Tajani, segretario di FI: “Il non voto è previsto quando c’è un quorum, non è un Referendum costituzionale”.
Opposizioni in pressing, Lo Russo si schiera
Le opposizioni, però, non ci stanno e alzano i toni. “I Referendum sono un’occasione per cambiare l’Italia. Meloni spera di intestarsi il fallimento puntando sugli astenuti, è una vergogna”, attacca la segretaria Pd Schlein. Giuseppe Conte (M5s) invita a votare “in massa” per la “partecipazione democratica”, mentre i leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Fratoianni e Bonelli, e +Europa con Riccardo Magi, promotore del quesito sulla cittadinanza, vedono nei Referendum una chance per colpire il governo. A Torino, il sindaco Lo Russo, pur con qualche distinguo, si schiera per i cinque “sì”, in sintonia con Schlein. Una scelta che, secondo i bene informati, servirebbe a ingraziarsi la segretaria dem e assicurarsi il via libera per la ricandidatura. Lo Russo, così, si smarca dalle timidezze iniziali del Pd sui quesiti legati al Jobs Act, che hanno riacceso vecchie ferite renziane.
Quesiti in secondo piano, quorum al centro
Tra astensionismo, accuse di scarsa copertura Rai (con tanto di scontro in Agcom) e strategie sul quorum, i contenuti dei Referendum sembrano quasi un dettaglio. Meloni difende la legge sulla cittadinanza: “Accelerare la burocrazia sì, dimezzare i tempi no”. Le proposte alternative, come lo Ius Scholae di FI, sono ferme al palo, bloccate da FdI e Lega. Sul lavoro, i quesiti promossi dalla Cgil mirano a smantellare pezzi del Jobs Act, ma il dibattito è monopolizzato dalla partecipazione. Noi Moderati, unico alleato di governo a rompere le righe, voterà cinque “no”. Il Pd, superate le divisioni interne, si compatta sui “sì”. Il M5s spinge sui quesiti lavorativi, lasciando libertà sulla cittadinanza, anche se Conte voterà a favore (preferendo, però, lo Ius Scholae). Italia Viva di Matteo Renzi dice “no” a tre quesiti sul lavoro, “sì” alla cittadinanza, e libertà di coscienza sugli appalti. Azione di Carlo Calenda vota “sì” solo sulla cittadinanza, “no” agli altri. +Europa punta su “sì” per cittadinanza e appalti.
Piemonte al bivio, tra urne e mare
Le urne aprono domani alle 7 e chiudono lunedì alle 15. In Piemonte, sono circa 3,6 milioni gli aventi diritto al voto, la partita è simbolica e divide per una volta la coppia della concordia istituzionale: da un lato Cirio, che diserta il voto seguendo la linea Meloni, dall’altro Lo Russo, che si gioca la carta dei cinque “sì” per rafforzare il suo peso nel Pd. Riusciranno Schlein, Conte e soci a portare abbastanza elettori alle urne per superare il quorum? O la strategia dell’astensione, con Cirio tra i protagonisti, avrà la meglio? Di certo, tra chi sceglie il mare e chi il seggio, il weekend potrebbe dire qualcosa sul futuro dell’Italia. E sul risiko politico che, da Roma a Torino, è destinato a surriscaldarsi.