Quote latte, sanatoria delle multe.
Ma il conto lo anticipò lo Stato
16:35 Domenica 08 Giugno 2025
Ci sono anche alcune centinaia di allevatori piemontesi tra gli oltre 6mila che da domani potranno avvalersi della "rottamazione" varata dal Governo: sconti sugli interessi (fino al 50%) e rateizzazioni a tassi agevolati, Così il debito di 2 miliardi si ridurrà della metà
Per alcuni era lo Stato la vacca da mungere. La telenovela delle quote latte potrebbe vedere la parola fine, attraverso un compromesso che però non assolve nessuno. Da domani, lunedì 9 giugno, gli allevatori, tra cui alcune centinaia piemontesi, potranno presentare domanda per chiudere i contenziosi legati alle multe sulle quote latte, una vicenda che da trent’anni strangola il settore zootecnico. In ballo, 2 miliardi di euro di debiti, di cui una fetta significativa grava sulle spalle di aziende piemontesi, culla di eccellenze lattiero-casearie. Ma dietro la “rottamazione” promessa dal governo si nasconde una verità scomoda: gli allevatori non sono solo vittime, ma anche responsabili di un disastro che ha radici nella loro stessa gestione sconsiderata. La vicenda ha avuto inevitabili risvolti politici, con molte forze politiche, tra le quali si è distinta la Lega, che hanno cavalcato le proteste degli allevatori, alcune eclatanti, con la mucca Ercolina elevata eroina dlle mobilitazioni.
Multe con lo sconto
La misura, varata con l’ultima legge di Bilancio e approvata dall’Unione Europea, consente di sanare le pendenze del periodo 1995-2009 attraverso un organismo ad hoc, composto da un magistrato contabile, un rappresentante dell’Avvocatura dello Stato e un dirigente di Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. Gli allevatori, che a metà anni ’90 superarono le quote di produzione latte imposte dall’Ue, potranno ottenere sconti sugli interessi (fino al 50%, secondo gli auspici anche se non vi sono ancora decisioni ufficiali) e rateizzazioni a tassi agevolati, riducendo il debito complessivo da 2 miliardi a circa 1 miliardo. I numeri parlano chiaro: a livello nazionale, 410 devono saldare multe sopra il milione di euro, 335 tra 500 mila e 1 milione, e circa 1.000 tra 100 mila e 500 mila. Ma non si tratta solo di cifre: è una storia di scelte sbagliate che hanno messo in ginocchio un settore chiave.
Controlli laschi e frodi
Gli allevatori piemontesi, come quelli lombardi e veneti, non possono giocare la parte degli innocenti. Negli anni ’90, molti hanno consapevolmente ignorato i limiti di produzione imposti dall’Ue, “splafonando” le quote per inseguire profitti immediati. Una scommessa azzardata, che ha costretto lo Stato italiano a coprire le sanzioni al loro posto. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore, il sistema delle quote latte, pensato per regolare il mercato europeo, è stato sistematicamente aggirato da migliaia di produttori, con la complicità di controlli lassisti e, in alcuni casi, di vere e proprie frodi. Fonti ufficiali, come il sito del Ministero dell’Agricoltura, confermano che lo Stato ha anticipato i pagamenti delle multe all’Ue per conto degli allevatori, accumulando un credito che, con gli interessi, ha raggiunto cifre astronomiche. Una miopia che ha avuto conseguenze devastanti: il numero di allevatori in Italia è crollato da 180 mila a 30 mila, e le stalle piemontesi non sono state risparmiate.
Ci pensa Lollo
Il ministro Francesco Lollobrigida parla di “coraggio” e di “ascolto” verso chi produce “ricchezza e valore”. Ma il coraggio sarebbe stato affrontare il problema decenni fa, senza lasciare che le multe lievitassero e le aziende chiudessero sotto il peso di debiti insostenibili. La transazione, al via domani alle 12, è un tentativo tardivo di mettere una pezza a una gestione fallimentare, in cui gli allevatori hanno la loro dose di colpa. Come evidenziato da alcuni analisti, “le quote latte sono state un caos di cui tutti sapevano: allevatori che producevano oltre i limiti, Stato che pagava e poi rivoleva i soldi con gli interessi. Ora si chiude, ma il danno è fatto”. Parole che risuonano in Piemonte, dove il settore zootecnico, tra costi di produzione alle stelle e prezzi alla stalla crollati, fatica a rialzarsi.
Nessuno è innocente
Gli allevatori piemontesi, che pure rappresentano un patrimonio di tradizione e qualità, non possono nascondersi dietro il dito della crisi. La possibilità di sanare i debiti è un’opportunità, ma non cancella la responsabilità di chi ha contribuito al disastro. E mentre il Piemonte guarda al futuro, con le sue stalle sempre più vuote, una cosa è certa: finora a pagare è stato soprattutto lo Stato, che ha anticipato le multe all’Ue, lasciando i contribuenti a coprire il conto di una scommessa persa dagli allevatori.