Lasciar suonare la sveglia
Juri Bossuto 06:00 Giovedì 19 Giugno 2025
L’arrivo della stagione estiva, oramai alle porte, è accompagnato dalla solita ondata di spensieratezza. I canali televisivi privilegeranno, tra qualche giorno, un palinsesto leggero in cui l’informazione (soprattutto quella vera) lascerà il suo spazio a film americani di cappa e spada, oppure a lungometraggi in cui i protagonisti si confrontano con l’eterno dolore causato da amori impossibili.
I tormentoni costruiti con poche note, ripetute sulle parole “Amore e cuore”, faranno da colonna sonora ai prossimi mesi, insieme alle pubblicità di creme solari e infradito da spiaggia. Chiusi i battenti delle scuole ognuno cercherà il meritato riposo in base alle proprie risorse economiche: chi andrà in qualche isola caraibica, chi sulle Alpi e chi, infine, se ne starà a casa vicino al condizionatore (blackout permettendo) sognando maggior fortuna economica per l’anno avvenire.
Un popolo spensierato, che da tempo ha rinunciato alle battaglie sociali, sarà ancora più distratto e pronto a ignorare qualsiasi cosa non sia rubricabile sotto la voce “divertimento”. L’estate però è infingarda, poiché offre da sempre un terreno fertile per varare nuove privatizzazioni, riforme liberticide, iniziare guerre e favorire speculazioni varie sui generi di prima necessità.
Qualche avvisaglia di cosa prepara il dopo agosto si manifesterà sin dai prossimi giorni. La guerra tra Israele e Iran è causa, oltre che di morte e distruzione, di un repentino aumento (l’ennesimo) dei costi del gas e del petrolio: incrementi le cui ripercussioni si riverseranno immancabilmente sulle prossime bollette. Pensionati, lavoratori e studenti in autunno torneranno, come in un brusco risveglio, a fare i conti con i prezzi stellari del teleriscaldamento e della luce, riscoprendo al contempo come occorra almeno il triplo di quanto assegnato dall’Inps, o dato in busta paga dal proprio datore di lavoro, per poter vivere dignitosamente.
Il post vacanza, quando la musica tacerà e l’acqua del rubinetto sostituirà gli spritz sulle spiagge, spalancherà le porte a un mondo in guerra, nonché a leader europei che elettrizzeranno ancora una volta le folle al grido di “Armiamoci e partite!”.
L’anestesia estiva, la cui durata è ormai di circa 12 mesi all’anno, non sempre riesce ad annebbiare la volontà di tutti i cittadini. Alcuni individui, lentamente e a suon di quotidiane ingiustizie, potrebbero riaprire gli occhi e iniziare a contestare le scelte politiche del governo in carica. Il risveglio dovrebbe così fare i conti con un’ulteriore brutta sorpresa: durante il lungo sonno, la maggioranza parlamentare di Centrodestra ha “opportunamente” varato infatti la cosiddetta “Legge sicurezza”, ossia una norma che colpisce la protesta di piazza (compresa la resistenza non violenta) con anni di carcere.
La Storia, quella vera, insegna come sia difficile per il popolo conquistare diritti e dignità sociale, ma soprattutto come sia altrettanto facile perdere tutto (progressi collettivi pagati versando sangue). Giorno dopo giorno, tra un aperitivo e l’altro, le conquiste maturate in decenni di rivendicazioni sociali si sono ormai dissolte. Attualmente, la delocalizzazione di una fabbrica, e il conseguente licenziamento di tutti i dipendenti, è di facilissima realizzazione perché la legge lo consente, così come per un premier del Vecchio Continente è normale annunciare serenamente la vigilia di una devastante guerra nucleare senza ricevere neppure un pomodoro marcio in faccia.
La morsa sulla società soffoca qualsiasi opinione non allineata (realizzazione perfetta del “Piano di rinascita democratica” a firma Licio Gelli): immaginare oggi la scesa in piazza di un movimento spontaneo è illusorio, poiché la legge prevede ora la legittimità delle sole forme di lotta invisibili e silenti. L’informazione è la cartina tornasole di un pensiero unico in continua ascesa, grazie a talk show in cui gli opinionisti esprimono tutti la stessa linea di pensiero (a volte usando pure parole identiche nello scambio di altrettanto identiche convinzioni). Il direttore di un quotidiano, in TV, può permettersi di definire “pacifisti da salotto” le voci non allineate, senza che nessuno in studio ritenga di dover ribattere esprimendo il proprio dissenso (come avvenuto recentemente nel programma “Linea notte”).
Voglia di sangue, di guerra: la politica maggioritaria, insieme ai media (o viceversa) brama per giocare una grande partita a Risiko dalle ricadute nucleari: per i premier si tratta forse di un gioco da tavolo, ma per i popoli invece è un gioco di devastazione e estinzione di massa.
La sveglia sta suonando da giorni, forse è tempo di svegliarsi e decidere cosa si vuol fare del proprio futuro: se essere complici di chi sta distruggendo il pianeta, oppure impegnarsi per costruire un mondo nuovo.