"Acqua non potabile alla Città della Salute". E la Regione se ne lava le mani
Stefano Rizzi 17:00 Giovedì 26 Giugno 2025La Cgil sostiene che in tutti gli ospedali l'impianto idrico è fuorilegge. Legittima preoccupazione per pazienti e personale. L'affermazione nella battaglia contro la circolare (dello scorso anno) sul divieto di usare le bottigliette destinate ai pazienti
“In tutta l’azienda l’acqua non è potabile”. L’azienda cui si riferisce la Cgil non è un impianto industriale, dove pure l’acqua la si deve assolutamente poter bere, ma nientemeno che la Città della Salute, la più grande struttura ospedaliera del Paese. Dell’affermazione perentoria del sindacato non può sfuggire la gravità e le inevitabili conseguenze. Se rispondesse al vero ci si troverebbe di fronte a ben quattro ospedali dove bere o anche solo lavarsi i denti con l’acqua del rubinetto comporterebbe rischi per la salute, moltiplicati a dismisura per i pazienti che già si trovano in condizioni di fragilità.
E di fronte a questa emergenza diffusa, nessun provvedimento, neppure il semplice avviso di non usare l’acqua sarebbe stato assunto dai vertici dell’azienda. Così come nessuna comunicazione alla Regione e ad altri organismi che una situazione simile vedrebbe in campo.
La guerra delle bottigliette
Se, invece, l’acqua fosse potabile, come nessun atto in senso contrario lascerebbe fino ad ora supporre, l’allarme si trasformerebbe in allarmismo, i timori e le preoccupazioni che già serpeggiano tra famigliari dei ricoverati e gli stessi pazienti, non potrebbero essere giustificati da pur legittime rivendicazioni sindacali.
L’affermazione contenuta in un comunicato della Fp Cgil aziendale va inserita nelle durissime proteste del sindacato rispetto alla riproposizione di una circolare del marzo dello scorso anno in cui il direttore sanitario ricordava che al personale “è vietato consumare derrate destinate ai pazienti, compresa l’acqua minerale in bottiglietta”. Un anno fa non si ricordano sollevazioni contro quella disposizione che oggi invece viene additata come l’ennesimo atto di forza dell’attuale vertice aziendale in capo al commissario Thomas Schael.
La Regione non batte un colpo
La questione della salute e della sicurezza dei pazienti, così come di chiunque abbia necessità di utilizzare la rete idrica, sembra quasi in secondo piano. Così come non può che destare qualche interrogativo il silenzio della Regione, a partire dall’assessore Federico Riboldi, su una questione potenzialmente gravissima per la sanità piemontese. Lo scenario di quattro ospedali con l’acqua non potabile e, sempre secondo la Cgil, non in una circostanza attuale e repentina bensì da tempo, non è certo cosa da prendersi alla leggera, che sia vero o no.
Fagioli: "Sicura, controlli accurati"
“Non potabile? Mi lavo i denti più e più volte al giorno usando l’acqua del rubinetto, si fanno controlli costanti e approfonditi. Ma si immagini se potremmo lavorare in una condizione simile”. Franca Fagioli dirige il dipartimento di patologia e cura del bambino del Regina Margherita, uno degli ospedali della Città della Salute dove, secondo il sindacato l’acqua non è utilizzabile per scopi potabili.
Proprio in seguito a quanto sostenuto dalla Cgil ieri i tecnici della Prevenzione dell’Asl Città di Torino, nella veste di ufficiali di polizia giudiziaria, hanno effettuato una serie di prelievi dalla rete idrica dell’azienda di corso Bramante. Per i risultati occorrerà attendere circa un paio di settimane.
Nuove analisi
Fino all’innesto con l’impianto degli ospedali la qualità dell’acqua è garantita dalla Smat, la società che gestisce gli acquedotti, poi la competenza e gli eventuali problemi di impianti oggettivamente obsoleti sono in capo alla Città della Salute. In passato, più volte si verificarono casi di legionella imponendo l’adozione di sistemi di prevenzione, tra cui filtri anche ai rubinetti e utilizzo di cloro. Proprio in seguito ai monitoraggi, in più occasioni, si è dovuto vietare temporaneamente l’utilizzo di alcuni impianti fin quando le analisi hanno accertato il ritorno alla normalità. Ma avere l’intero polo ospedaliero più grande del Piemonte e d’Italia con l’acqua non potabile sarebbe ben altra cosa di ben altra gravità.