L'estremismo è un'alternativa di governo?
Giorgio Merlo 11:27 Venerdì 27 Giugno 2025
Una delle costanti del sistema politico italiano è sempre stato ispirato a due criteri di fondo: “si vince al centro” e, soprattutto, “si governa dal centro”. Ad essere sinceri, il primo criterio è stato progressivamente sacrificato sull’altare di un nuovismo maldestro e bislacco che periodicamente ha avuto il sopravvento. Il caso del consenso massiccio ai populisti dei 5 stelle è stato un sintomo persino plateale di questa prassi. Il secondo, invece, è tutt’oggi la regola aurea di chi governa. A prescindere dalla provenienza politica e culturale del leader di turno. Ne è un esempio concreto, del resto, l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che governa, appunto, “dal centro”.
Per queste ragioni, semplici ma essenziali, non ci si può non porre una domanda: ma l’estremismo è la cifra politica decisiva per costruire un’alternativa di governo? Nello specifico, all’attuale Governo? Detto con altre parole, il massimalismo radicale è un programma politico che rassicura la stragrande maggioranza degli italiani ed è anche utile al paese? Sono, queste, domande persino banali ma, al contempo, decisive per comprendere qual è il profilo e l’identità politica, culturale e programmatica del cosiddetto “campo largo”. Cioè della solida alleanza - solida si far dire perché è cementata solo da un odio implacabile nei confronti del nemico - tra le tre sinistre italiane. Quella radical/massimalista della Schlein, quella populista e demagogica dei 5 Stelle di Conte e quella estremista ed ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. Il tutto coordinato dal capo della Cgil Landini che, almeno da quanto emerge concretamente quasi tutti i giorni, detta l’agenda politica ai tre partiti di riferimento. Come la recente vicenda referendaria ha platealmente confermato.
Per queste ragioni, e alla luce delle costanti storiche del nostro sistema politico, sono il radicalismo, il massimalismo, l’estremismo, la polarizzazione ideologica e la violenta radicalizzazione del conflitto politico gli ingredienti necessari ed indispensabili per ridare smalto e qualità all’azione di governo? Passa, cioè, attraverso questa griglia politica la ricetta per fare dell’Italia di nuovo un grande e riconosciuto paese a livello europeo ed internazionale? E, su tutto, sarebbero questi partiti - con i relativi progetti politici - con il loro concreto e tangibile comportamento le forze capaci di rideclinare un nuovo riformismo di governo? Per carità di patria sorvoliamo sulla politica estera che era, e resta, il versante decisivo che qualifica una coalizione e dove registriamo puntualmente e sistematicamente tre posizioni diverse per tre partiti. Cosa che avviene, per la verità, anche nell’attuale governo con le posizioni leghiste, sempre molto simili a quelle dei 5 Stelle. Ma, se vogliamo restare sul terreno economico sociale, su quello delle riforme istituzionali e sulle politiche della crescita e dello sviluppo, non c’è un solo argomento che non sia vissuto ed interpretato sempre e solo all’insegna della più totale delegittimazione morale e politica dell’avversario/nemico. Un metodo ed una prassi che confliggono anche con una minima cultura di governo e che, al di là di ogni altra valutazione, era e resta un aspetto costitutivo che qualifica i partiti e, soprattutto, una coalizione che non abbia solo l’obiettivo di essere una minoranza chiassosa, rumorosa se non addirittura violenta. Almeno a livello verbale.
Ecco perché, quando parliamo di “democrazia dell’alternanza” o di “democrazia compiuta”, per citare una espressione cara al linguaggio e alla cultura democratico cristiana, abbiamo anche e soprattutto il dovere di far sì che entrambi gli schieramenti maggioritari - e cioè il centro destra e la sinistra - siano democraticamente affidabili, sinceramente riformisti e con una chiara e netta cultura di governo. Se dovesse permanere questo clima di violenta e pervicace delegittimazione politica, culturale e morale, dobbiamo prepararci invece ad una stagione dove sarà la deriva degli “opposti estremismi” a farla da padrone. Con tanti saluti a tutto ciò che è anche solo lontanamente riconducibile alla qualità della democrazia e alla credibilità delle stesse istituzioni democratiche.