Patteggiamento per Agnelli & Co, svolta nell'inchiesta sulla Juve
14:07 Venerdì 27 Giugno 2025Nell'udienza preliminare del processo Prisma a Roma, gli ex vertici del club, tra cui Nedved e Paratici, hanno richiesto un accordo con pene tra gli 8 e gli 11 mesi per presunte plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi. Decisione del gup il 22 settembre
L’inchiesta Prisma, che ha scosso il mondo bianconero, si avvicina a un momento decisivo. Gli ex vertici della Juventus, coinvolti in accuse di presunte plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi dei calciatori, hanno chiesto il patteggiamento davanti al gup di Roma. Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici puntano a pene tra gli 8 e gli 11 mesi, mentre per Maurizio Arrivabene i pm Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano hanno richiesto il non luogo a procedere. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni. In particolare, secondo l’accusa, si ipotizza o plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi dei calciatori durante la pandemia da Covid-19. La decisione è attesa per il 22 settembre 2025.
L’origine dell’inchiesta
Tutto inizia nel 2021, quando la Procura di Torino avvia un’indagine sulle operazioni finanziarie della Juventus, sotto la lente per presunte irregolarità nella gestione delle plusvalenze e degli stipendi dei calciatori durante la pandemia da Covid-19. L’inchiesta, battezzata Prisma, nasce da un sospetto: la società avrebbe gonfiato il valore di alcune cessioni di giocatori per migliorare i bilanci, una pratica che, se provata, configurerebbe reati come l’aggiotaggio e le false fatturazioni. A finire nel mirino sono i vertici dell’epoca: Andrea Agnelli, presidente simbolo di un decennio di successi, Pavel Nedved, vice presidente, Fabio Paratici, direttore sportivo, e Maurizio Arrivabene, amministratore delegato. Le intercettazioni, tra cui frasi criptiche come “se la Consob lo scopre, siamo fritti”, accendono i riflettori su operazioni come lo scambio Arthur-Pjanic con il Barcellona, considerato uno dei casi più emblematici.
Gli sviluppi
Tra il 2021 e il 2022, l’inchiesta si allarga. La Guardia di Finanza perquisisce gli uffici della Juventus, acquisendo documenti e contratti. Le accuse si concentrano su due filoni principali: le plusvalenze, con oltre 60 operazioni sotto esame, e le cosiddette “manovre stipendi”, accordi con i giocatori per differire i pagamenti durante la pandemia, che secondo i pm avrebbero alterato i bilanci. Nel frattempo, la giustizia sportiva si muove in parallelo: la Figc apre un procedimento, e nel 2023 la Juventus subisce una penalizzazione di 10 punti in Serie A e l’esclusione dalla Conference League 2023/2024. A livello penale, però, la competenza passa da Torino a Roma, come stabilito dalla Cassazione, per via della quotazione in Borsa del club, che rende la Capitale il foro competente.
Il processo
Con l’arrivo del caso a Roma, il procedimento penale prende forma. Oltre 200 parti civili, tra cui azionisti, Consob, Codacons e il fondo libico Lafico, si costituiscono, pronte a chiedere risarcimenti. I reati contestati, a vario titolo, sono aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni. Durante l’udienza preliminare, emerge la strategia degli ex vertici: Agnelli, Nedved e Paratici optano per il patteggiamento, proponendo pene tra gli 8 e gli 11 mesi per chiudere il caso senza un processo. Una mossa che evita i rischi di un dibattimento. Per Arrivabene, invece, i pm chiedono il non luogo a procedere, suggerendo che le accuse nei suoi confronti potrebbero cadere.
Cosa succede il 22 settembre
Il 22 settembre 2025 sarà una data cruciale. Il gup Anna Maria Gavoni deciderà se accogliere le richieste di patteggiamento e il non luogo a procedere per Arrivabene. La Juventus, come persona giuridica, sembra destinata a rimanere fuori dal processo penale, ma le ricadute sportive e d’immagine restano pesanti.