Asti, la breccia di porta Pia: tramonta l'era del ras
17:30 Lunedì 30 Giugno 2025L'assemblea di Confcommercio sancisce la fine di un lungo dominio segnato da faide e rancori. Record di partecipazione e un nuovo corso all’orizzonte. Mentre il vecchio leader diserta l’appuntamento, la città si prepara al cambiamento a lungo atteso
Cala il sipario sull’era Pia. Dopo quindici anni di potere incontrastato in via Cavour, Aldo Pia è stato definitivamente “giubilato” dalla guida di Confcommercio Asti. Una disfatta che sa di resa dei conti, non solo associativa ma soprattutto politica, maturata tra faide personali, maree elettorali e vecchi conti lasciati in sospeso con il sindaco Maurizio Rasero.
L’epilogo si consuma nel modo più teatrale possibile: l’assemblea convocata dallo stesso Pia per il rinnovo del consiglio si trasforma in farsa. Mentre ad Asti si giocava il futuro, lui si trovava a Spotorno, tra onde, secchiello, paletta e castelli sabbia. Un’assenza che ha squarciato il velo dell’arroganza, tanto che lo stesso Rasero – lungi dal giustificarlo – l’ha definita “una mancanza di rispetto verso i soci e verso la città”.
Rasero, il nemico giurato
La rivalità tra Pia e Rasero ha radici profonde e si è consumata su più fronti. Nell’estate 2024, Pia ambiva alla successione di Mario Sacco alla presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti. Ma anche lì, Pia si vide sbarrata la strada proprio quando pregustava la rivincita, rimasto con un pugno di mosche e, come raccontano le cronache di allora, un sorriso amaro stampato sul volto. Non solo Rasero ma un fronte ampio dell’establishment locale sostennero la candidatura di Livio Negro – imprenditore nel settore informatico, presidente del Parco Paleontologico Astigiano – che vinse con 10 voti a 5. Ciò rappresentò un chiaro messaggio: proiettarsi verso un nuovo profilo, capace di conciliare visione tecnologica e sviluppo territoriale. Negro non è solo un volto di discontinuità: è l’anima imprenditoriale dietro il relais di lusso cinque stelle Le Cattedrali, aperto a Valleandona in collaborazione con la Laqua Collection e forte del ristorante firmato Cannavacciuolo, immerso in 18 ettari di boschi e fortemente incentrato su benessere, arte e ospitalità gourmet.
E i rapporti personali non hanno certo aiutato. Il sindaco di Asti, infatti, non ha mai digerito l’influenza di Pia, tanto da arrivare tempo fa a estromettere dalla giunta il genero, Mario Bovino. Un affronto personale, diventato il simbolo della rottura definitiva tra due famiglie che per anni si erano spartite le leve del potere economico e politico in città. Bovino, oltre al legame familiare, aveva attaccato il sindaco per presunti disservizi, scatenando l’ira del primo cittadino, che rispose con la revoca “a domicilio”.
Record di votanti per il benservito
Il rinnovo del consiglio di Confcommercio ha visto una partecipazione mai vista: +45% di affluenza rispetto al 2020. Un vero e proprio plebiscito per cambiare aria, mandare in soffitta il lungo regno piaiano e dare spazio a volti nuovi. Il più votato? Enrico Fenoglio, 468 preferenze, candidato di rottura e già proiettato verso la presidenza. L’elezione ufficiale avverrà nella prossima seduta del direttivo, ma i giochi sembrano fatti.
Il Re nudo
La parabola di Aldo Pia è quella di un potere deflagrato su più fronti: nicchie associative, leve bancarie, È la caduta di un uomo che ha incarnato il potere trasversale astigiano: lobby del commercio, relazioni bancarie, agganci in Regione e Roma (anche se recentemente il suo nome era sparito pure dai radar di Confcommercio nazionale). Pia si è ritrovato senza più sponde, isolato, con un manipolo di fedelissimi incapace di contenere la voglia di cambiamento.