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"Si è costruito dove non si doveva". Bardonecchia paga scelte scriteriate

Il giorno dopo l'esondazione, costata la vita a un 70enne, si spala nel fango per cercare di ritornare alla normalità. Il ministro Musumeci: "Prima o poi la natura si prende la rivincita e i nodi vengono al pettine". I danni al vaglio della Protezione civile - VIDEO

È un ritorno alla normalità amaro per Bardonecchia. Il giorno dopo l’esondazione del Rio Frejus, che ha invaso le strade del paese e ha spazzato la vita di Franco Chiaffrino, è il momento delle valutazioni. Dure, anzi durissime, quelle di Nello Musumeci, il ministro della Protezione civile, che non nasconde gli errori che evidentemente sono stati commessi dopo l’altra esondazione dell’agosto del 2023.  

“La natura si è presa la rivincita”

Ieri, come due anni fa, a Bardonecchia la potenza del fiume ha avuto la meglio. Un’onda senza controllo ha invaso le strade del paese e spazzato via ogni cosa si è trovata davanti. Anche la vita di Franco Chiaffrino, fruttivendolo di 70 anni, che è stato travolto dalle acque.

“Quello che è avvenuto a Bardonecchia era già successo nel passato, e temo non sarà l'ultimo episodio del genere. Si è costruito dove non si doveva, è mancata la manutenzione, e prima o poi la natura si prende la rivincita e i nodi vengono al pettine. Dire di risolvere tutto in 5-10 anni è una follia". Così Nello Musumeci, ministro della protezione civile, che non ha usato mezzi termini per commentare la tragedia. Nel mirino gli abusi edilizi, ma anche quel che non è stato fatto per mettere in sicurezza il territorio.

Cosa è successo a Bardonecchia

A tentare di spiegare cosa è successo a Bardonecchia è Secondo Barbero, direttore generale dell’Arpa. “Se la stessa quantità di pioggia fosse caduta da un'altra parte della regione, ad esempio a Torino, non avrebbe mandato in crisi nemmeno la rete fognaria”, ha spiegato Barbero, “Invece nell'Alta Valsusa questi fenomeni, uniti alla presenza di detriti, pendenze e stato di degradazione delle rocce, portano a questi episodi, che sembrano simili a colate laviche grigie e molto dense”.

A rendere critica la situazione a Bardonecchia è dunque il contesto geologico dell’Alta Valle di Susa “dove queste quantità di pioggia innescano fenomeni di colate di fango molto dense, con una potenza distruttiva molto importante”. Fenomeni simili a colate laviche per potenza e distruzione. Come risolvere il problema? L’intervento deve essere strutturale sull’alveo che si trova a valle di Bardonecchia. Barbero ha spiegato che bisogna eliminare una specie di curva che crea ostruzione, ma i costi dell’opera sono onerosi e richiederebbe la partecipazione di più attori.

Intanto in seguito all’esondazione dell’agosto 2023 la Regione Piemonte ha autorizzato e finanziato nel Comune di Bardonecchia, tramite il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, 54 interventi per un totale di oltre 5 milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio.

Il momento di ripulire

A Bardonecchia però è già tornato il momento di alzarsi le maniche e lavorare per sgomberare dal fango le strade e i ponti. Gli svincoli autostradali della A32 sono stati riaperti, ma resta invece chiusa la strada statale; regolare la circolazione ferroviaria dei treni regionali.

Nel pomeriggio il capo dipartimento nazionale della Protezione civile, Fabio Ciciliano, e l’assessore regionale alla Protezione civile, Marco Gabusi, saliranno a Bardonecchia dove con la sindaca Chiara Rossetti faranno il punto sulle operazioni necessarie per il ripristino dei danni causati dal nubifragio di ieri e per la messa in sicurezza del territorio. Al momento non vi è una stima di quante risorse economiche siano necessarie.

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