"Italia rovente, vergogna rider".
E la legge Griseri? Dimenticata
12:07 Giovedì 03 Luglio 2025
Titoli urlati e indignazione a fiumi per i fattorini costretti a pedalare sotto un caldo infernale, ma che fine ha fatto la proposta nata da un articolo del compianto collega? Presentata dalla deputata Pd Gribaudo è ferma su un binario morto
“Italia rovente, vergogna rider”. Titoli da apocalisse e paginate grondanti indignazione per i “dannati delle consegne”, costretti a pedalare sull’asfalto liquefatto sotto un sole che spacca le pietre. Giusto, sacrosanto. A parte la scelta, davvero singolare, di dedicare alle condizioni di lavoro dei fattorini l’apertura, tra tanto furore morale, c’è un dettaglio curioso. Anzi, sospetto. Possibile che neanche una riga del quotidiano cittadino sia stata spesa per ricordare quella famosa proposta di legge nata proprio da un articolo di un loro vicedirettore, il compianto Paolo Griseri? La memoria, si sa, è corta. E quando la coscienza civile rischia di incepparsi tra l’editoriale sdegnato e il titolo a effetto, conviene forse far finta di niente.
Già, perché mentre ci si straccia le vesti per i rider al limite del collasso, nessuno dalle parti di via Lugaro ha sentito il bisogno di domandarsi che fine abbia fatto la cosiddetta legge Griseri. Quella che, dopo la tragica immagine del rider bolognese immortalato sotto l’alluvione – proprio nell’articolo dell’ex giornalista del Manifesto – aveva spinto la deputata cuneese Chiara Gribaudo a promettere un giro di vite.
Che fine ha fatto? Spoiler: giace su un binario morto, mentre i ciclofattorini continuano a rischiare la pelle per due spicci. Andiamo con ordine, perché la vicenda puzza di ennesima occasione persa dalla sinistra per fare qualcosa di concreto, al di là delle chiacchiere. Tutto nasce da un articolo di Griseri che nell’ottobre 2024, poco prima di lasciarci, aveva raccontato la storia di un rider bolognese, immortalato mentre pedalava sotto il diluvio di un’alluvione. Un’immagine che aveva scosso le coscienze, o almeno così sembrava. Gribaudo, parlamentare Pd alla terza legislatura, già fan del Jobs Act renziano (poi rinnegato, ça va sans dire), nonché ex coinquilina di Elly Schlein, aveva colto la palla al balzo. A dicembre 2024, in Commissione Bilancio, propone un emendamento alla legge di Bilancio: stop alle consegne in caso di allerte meteo (pioggia battente, neve, caldo estremo) e un fondo Inps da 5 milioni di euro per compensare i rider, distinguendo tra subordinati e autonomi. Una misura di buonsenso, ispirata alle tutele già esistenti per i lavoratori edili, che avrebbe garantito sicurezza e un minimo di dignità a chi è schiavo degli algoritmi delle piattaforme. Ma il governo “delle destre”, con un parere negativo, la boccia senza tanti complimenti. Gribaudo non ci sta, tuona contro “i privilegi di chi già li ha”, annuncia che terra duro sulla proposta di legge.
E qui casca l’asino. Perché, a distanza di sei mesi, della “legge Griseri” non c’è traccia. Alla Camera confermano: la bozza corretta, passaggio preliminare per avviare l’iter legislativo, non è mai arrivata. Zero, nada, nichts. Calendarizzazione? Un miraggio. Intanto, i rider continuano a pedalare sotto piogge torrenziali, nevicate o, come in questi giorni, temperature che superano i 40 gradi. E mentre il Piemonte, con un’ordinanza, allarga le tutele anti-caldo ai fattorini (bottigliette d’acqua, pause all’ombra, abbigliamento adeguato), la Cgil denuncia l’ultima trovata di Glovo: bonus economici che aumentano con il crescere delle temperature. Due percento in più tra 32 e 36 gradi, 4% tra 36 e 40, 8% sopra i 40. Tradotto: pochi centesimi per rischiare un colpo di calore. “Un insulto alla dignità”, tuona Gribaudo, sempre pronta a cavalcare l’onda dell’indignazione.
Ma la sua legge? Sparita, dimenticata, archiviata. Come se bastasse un tweet o le parole di Lucianina Littizzetto per lavarsi la coscienza. E qui sta il punto. La sinistra, con la vicepresidente del Pd in testa, si riempie la bocca di “civiltà” e “buonsenso”, ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, il vuoto. L’emendamento bocciato a dicembre poteva essere un punto di partenza, ma trasformarlo in proposta di legge richiede lavoro, tenacia, pressing politico. Invece, nulla. Solo proclami, interviste, e magari un po’ di visibilità per la parlamentare cuneese, che non disdegna i riflettori. Intanto, i rider restano soli, mentre le piattaforme come Glovo si difendono con note stampa che sanno di presa in giro: “Il bonus è una misura compensativa, non un incentivo”. Certo, e il caldo torrido è una passeggiata di salute.
La vicenda della “legge Griseri” è l’ennesima dimostrazione di come la sinistra ami specchiarsi nella propria indignazione, senza sporcarsi le mani per cambiare davvero le cose. I rider, simbolo della cosiddetta gig economy, l’economia dei lavoretti, meritano di più di un articolo strappalacrime o di un emendamento usato come bandiera per poi essere dimenticato. Precarietà? Certo, ma non solo: è tutto il tradizionale mercato del lavoro che va ripensato, a partire dagli strumenti di tutela. E mentre il Piemonte, con Cirio, Chiorino e Riboldi, prova a mettere una pezza con misure locali, la sinistra resta a guardare, brava a denunciare ma incapace di costruire. Cgil, Cisl e Uil chiedono una legge nazionale, e hanno ragione: ma dove sono i parlamentari che dovrebbero scriverla e farla approvare? Forse troppo occupati a indignarsi su X o a preparare la prossima intervista a giornali compiacenti. Intanto, i rider pedalano, sotto il sole o sotto la pioggia. E la “legge Griseri”? Solo un bel ricordo, come il fresco di ottobre.