I brutti presagi di Crosetto. L'Alleanza si prepara alla guerra
Gioele Urso 11:58 Giovedì 03 Luglio 2025La Svezia ha paura e sta preparando cimiteri in grado di ospitare il 5% della popolazione. L'allarme lanciato durante l'ultimo vertice della Nato. Entro 5 anni la Russia potrebbe essere pronta a minacciare l'alleanza atlantica
La Svezia sta preparando cimiteri in grado di ospitare il 5% della popolazione. Questo per fronteggiare una eventuale emergenza legata a un attacco della Russia. A riferirlo è stato il ministro della difesa Guido Crosetto durante l’audizione con le commissioni parlamentari esteri e difesa di Camera e Senato. Così il titolare di Palazzo Baracchini, con un’immagine agghiacciante, ha reso plastico un timore che comincia a serpeggiare: entro cinque anni Mad Vlad “potrebbe avere la capacità militare per minacciare il territorio dell'alleanza atlantica”.
Il timore dell'Alleanza
A lanciare l’allarme sarebbero stati i Paesi Baltici, la Germania, la Polonia e, appunto, la Svezia. Ovvero i territori che nei fatti sarebbero più esposti nel caso in cui Vladimir Putin avesse reali mire espansionistiche. Secondo le stime calcolate “entro cinque anni al massimo la Russia potrebbe acquisire le capacità militari tali da minacciare il territorio diretto dell'Alleanza”.
“Mi ha colpito che la Svezia ha messo in costruzione un cimitero che possa ospitare il cinque per cento della sua popolazione”, ha rivelato in commissione il ministro Crosetto, “Questa è la visione della Svezia: è una visione diversa dalla mia, ma che ha un'influenza su quella della Nato”.
Una notizia che rappresenta una sorta di termometro della preoccupazione che in questo momento stanno vivendo i paesi vicini di casa della Russia, che al vertice dell’Aja è stata definita, insieme al terrorismo, come una delle principali minacce della sicurezza atlantica.
I numeri della guerra russa
Una preoccupazione condivisa al vertice della Nato del 24 e 25 giugno che sembra essere suffragata dai numeri. L'economia di guerra in Russia “assorbe il 43 per cento della spesa e gran parte di questi armamenti non viene inviata immediatamente al fonte ma viene destinata a riserve strategiche”, ha spiegato Crosetto, che poi ha continuato, “la Russia è riuscita a mobilitare altri 300mila militari negli ultimi sei mesi, senza nessuna erosione del consenso interno”.
Tutto questo nonostante l’oltre milione di soldati che hanno perso la vita dall’inizio dell’operazione di invasione dell’Ucraina. Mosca non sembra indietreggiare sul fronte degli armamenti, anzi: “Per il solo 2025 Mosca potrà disporre di oltre 1.500 carri armati, 3.000 corazzati, 400 missili Iskander, migliaia di missili di vario tipo, decine di migliaia di bombe aeree e oltre un milione di droni”, ha detto il ministro, “Arriveranno a 1,6 milioni i militari effettivi e a 5 milioni le riserve. Solo ieri sono stati 167 i droni e 60 i missili usati per attaccare l'Ucraina, in un singolo giorno. È di ieri la notizia non ancora confermata di 25-30 mila coreani inviati sul fronte ucraino”.
Le spese militari
Numeri che spaventano e che sono la base del ragionamento che ne consegue, ovvero quello relativo all’aumento delle spese militari. “Da mesi chiedo ai presidenti di Camera e Senato di poter parlare con tutti i gruppi parlamentari, con le Commissioni, dei temi della Difesa: non solo ribadisco la mia totale disponibilità, ma dico che avverto l'esigenza politica di un confronto con il Parlamento sullo sfondo di uno scenario internazionale così drammatico, che cambia ogni giorno”, ha concluso Crosetto, “lo dico alla minoranza del Parlamento, all'onorevole Boldrini, all'onorevole Fratojanni: più persone ci sono a ragionarne più sono contento”.
Chiamato in ballo, Nicola Fratoianni di Avs non ha usato mezzi termini bollando come “follia” l’aumento della spesa militare: “La scelta di impegnare il nostro Paese a spendere il 5% del Pil per la spesa militare, imposta da Trump e confermata anche oggi in audizione in Parlamento dai ministri Crosetto e Tajani, è una follia che scasserà i conti pubblici, renderà impossibile investire laddove è necessario ed urgente intervenire a partire dalla sanità e dall’istruzione pubblica, sarà un colpo micidiale per i diritti universali dei cittadini del nostro Paese. Il governo Meloni si fermi e cambi radicalmente strada”.