ECONOMIA DOMESTICA

Pene (d'amore) e salame per Segre.
C'è lui dietro il salumificio Franchi

Il finanziere torinese, dopo i guai di cuore con Seymandi, "insacca" pure un pezzo di storia piemontese. Dopo 101 anni di gloriosa attività ad essere finita nelle sue mani l'azienda di Borgosesia chiude i battenti. E le grane iniziano a essere troppe

Fare la figura del salame, stavolta, non per storie di corna ma per un’amara fetta di realtà: il Salumificio Franchi di Borgosesia, dopo 101 anni di storia, chiude i battenti e lascia 21 operai a casa. Una mazzata comunicata dall’azienda ai sindacati in un incontro nella sede di Confindustria Vercelli, con la motivazione di costi di gestione insostenibili. Una decisione che risparmia, almeno per ora, le aree amministrativa e commerciale, ma che colpisce duro il cuore produttivo dell’azienda specializzata nelle lavorazioni delle carni come il celebre salame Ambrogino Cacciatore Dop.

Ma chi c’è dietro a questa disfatta? Un nome piuttosto famoso, quello di Massimo Segre, finanziere torinese erede di Bruna Segre, balzato agli onori (anche) delle cronache rosa nell’estate del 2023 per la clamorosa rottura del fidanzamento con Cristina Seymandi. Il commercialista, a lungo uomo di fiducia di Carlo De Benedetti, l’aveva rilevata da un altro rampollo del milieu sabaudo, Alessandro Gabetti, figlio dello scomparso Gianluigi, storico consigliori di Gianni Agnelli.

E pensare che solo l’anno scorso il Salumificio Franchi festeggiava il centenario con tanto di luci natalizie e proclami di rinascita. Fondato il 17 gennaio 1924 a Grignasco da Francesco Franchi, il marchio si era trasferito a Borgosesia nel 1964, ampliandosi nel 1977 su una superficie di oltre 20mila metri quadrati. Negli anni Duemila, l’azienda aveva puntato su innovazione e robotizzazione, diventando un simbolo della salumeria piemontese, con carni 100% italiane e una partnership per una filiera certificata. Poi la crisi del 2017, superata grazie all’acquisizione nel 2020 da parte di Alimentagri Piemonte, società posseduta per 98% dalla Segreto Fiduciaria Spa a sua volta controllata al 100% dalla MI.Mo.Se Spa di cui Segre è l’unico azionista. L’azienda venne affidata ad Antonio Posa con il suo 2% di Alimentagri.

Sembrava che il peggio fosse alle spalle. E invece, peraltro come è capitato di recente anche con la Savio di Chiusa San Michele, altra azienda finita nell’orbita di Segre, tutto è precipitato: 21 famiglie tremano, e il futuro dello stabilimento è un punto interrogativo. “Non ce lo aspettavamo proprio”, ha commentato Barbara Grazioli, segretaria generale di Flai Cgil Vercelli Valsesia, con la voce di chi si trova davanti a un disastro improvviso. “Ora dobbiamo usare ogni giorno utile per trovare alternative concrete: capire quanti lavoratori possono agganciare la pensione e quanti dovranno essere ricollocati altrove”.

Da quando le sue travagliate vicissitudini sentimentali sono diventate di dominio pubblico anche l’ambito professionale sembra ne abbia risentito. Segre è finito nel mirino della Procura di Torino per guai giudiziari di tutt’altro calibro: bancarotta e truffa ai danni dello Stato, legati al salvataggio della stessa Thesan Savio, con un’inchiesta che coinvolge anche un finanziamento regionale di 2 milioni di euro da Finpiemonte. E non è tutto. La Guardia di Finanza ha notificato a Segre e alla sua Directa Sim, quotata in Borsa, avvisi di chiusura indagini per presunte frodi nel trading e abusivismo bancario. Un curriculum di guai che spazia dal cuore spezzato alle aule di tribunale. La chiusura del Franchi non è solo la fine di un’azienda, ma l’ennesimo capitolo di una saga che mescola affari, amori e tribunali.

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