Stanza dell’ascolto, Ravinale (Avs): “Marrone legga con più attenzione la sentenza”

"L'assessore Marrone mente sapendo di mentire: il punto centrale della sentenza del TAR Piemonte è che le associazioni antiabortiste che hanno nel loro statuto il contrasto alla legge 194/1978 e pertanto non possono fornire idoneo supporto alle donne che stanno valutando la possibilità di interrompere la gravidanza" - dichiarano Alice Ravinale, capogruppo di AVS in Consiglio Regionale e avvocata, e Valentina Cera, consigliera regionale - "Il problema quindi non è solo la mancata verifica - da parte di Città della Salute e già di per sé grave - della formazione dei volontari o delle volontarie del Movimento per la Vita, ma il fatto che costoro abbiano come obiettivo quello di impedire l'accesso all'aborto, a prescindere dalla volontà della donna".

La sentenza TAR parla esplicitamente di necessaria idoneità nell’assistenza in gravidanza difficili, dove può sorgere la necessità per la donna che ha cercato la gravidanza di abortire e quindi serve l’obiettività di associazioni che abbiano al centro la salute e i diritti della donna, cosa che non è nel caso delle associazioni antiabortiste.

Visti i richiami che il Presidente Cirio ha fatto nelle ultime sedute di Consiglio alla "legalità", ci aspettiamo quindi che le fantasiose interpretazioni di Marrone vengano messe a tacere e che Cirio, l'assessore Riboldi, a cui chiederemo conto sul punto nell'informativa in Consiglio di oggi pomeriggio, e i vertici di Città della Salute pongano immediatamente fine a questo progetto scellerato.

Non solo: la sentenza del TAR non può essere elusa anche in riferimento al Fondo Vita Nascente. Per gli stessi motivi riportati dal TAR, infatti, la Regione non può certo continuare a finanziare con ingenti risorse pubbliche associazioni antiabortiste per l'assistenza a donne in gravidanza e che stanno proprio valutando l'accesso all'aborto. E' giusto il caso poi di richiamare gli esiti degli accessi agli atti con rendicontazioni fumose, non credibili, ed utilizzate a fini assistenzialistici, non già per le finalità proprie della legge 194 e della sua completa attuazione.

Il fatto che queste associazioni siano dichiaratamente contro la legge italiana, e in particolare contro la l. 194/1978, impedisce quindi qualsiasi loro coinvolgimento da parte delle istituzioni per l'assistenza alle donne che stanno valutando l'interruzione di gravidanza. Chiederemo conto di questo all'assessore Marrone nel prossimo Consiglio Regionale."

print_icon