POLITICA & SANITÀ

Riboldi promette: "Il Piemonte non tornerà in piano di rientro". Ma dalle casse della Regione preleva altri 268 milioni

Il disavanzo previsto delle Asl supera i 550 milioni, oltre la soglia per la procedura del Mef. L'assessore annuncia che con entrate non conteggiate e ulteriori fondi del Governo il deficit sarà dimezzato. I conti si faranno alla fine ma la situazione è molto critica

“Il Piemonte non andrà in piano di rientro”. Ci mette la firma e la faccia Federico Riboldi su quella che, per alcuni versi, può ancora apparire una scommessa, ma per l’assessore alla Sanità invece è una certezza. Non gli serve la calcolatrice, ma pochi appunti per dire in aula, dove riferisce al consiglio regionale su varie questioni, che quando si tireranno le somme il bilancio della sanità regionale sarà di 207 milioni sotto la soglia critica fissata a 475 milioni, quindi abbondantemente al riparo di quella procedura che il Piemonte ben conosce per averla subita per oltre sei anni a partire dal 2010.

Proiezioni allarmanti

Uno scampato pericolo, quello annunciato dall’assessore di Fratelli d’Italia, che sarebbe possibile non certo per l’attuale previsione sui disavanzi delle aziende sanitarie e ospedaliere, ma grazie a voci di entrate che, sempre secondo Riboldi, non sarebbero conteggiate in quei preventivi ma contribuiranno in maniera pesante a ridurne il rosso. 

A metà anno i primi trimestri e le proiezioni sui dati sono, come più volte qui riportato, a allarme rosso e porterebbero dritti al piano di rientro. Lo stesso assessore ammette che le stime sono di 552 milioni di disavanzo, quindi ampiamente sotto il 5% del fondo sanitario regionale, soglia oltre la quale scatta la procedura da parte del Mef con una sorveglianza stretta delle azioni della Regione sulla sanità e, come ben si ricorda in Piemonte, tagli pesanti di cui spesso ancora si sentono le conseguenze.

L'iniezione del Governo

Una cifra quella riferita in aula che è, comunque, più bassa di altre circolate negli ultimi tempi non senza qualche fondamento e che avevano portato a ripetute richieste di rivedere le proiezioni di spesa indirizzate ai direttori generali. 

Ma come si fa a dimezzare l’enorme disavanzo e porre la sanità piemontese, pur sempre in profondo rosso, in zona di ampia sicurezza? Riboldi individua sostanzialmente tre bombole di ossigeno. Un  è la Gsa ovvero la gestione sanitaria accentrata sorta di tesoretto non distribuito alle aziende e tenuto in capo alla Regione che dovrebbe portare circa 90 milioni come lo scorso anno, la seconda è rappresentata dal pay back ospedaliero che comporta la restituzione da parte delle aziende fornitrici delle eccedenza sui prezzi con un introito previsto attorno ai 120 milioni, mentre la terza che dovrà portare i milioni necessari ad arrivare a 268 milioni è rappresentata dall’integrazione al fondo regionale in sede di revisione del riparto nazionale di cui ci sono già atti all’esame della commissione Salute in seno alla Conferenza Stato-Regioni.

Messaggio alla sanità privata

“Abbiamo allontanato lo spettro del piano di rientro e istiamo avviando un processo di riforma strutturale che produrrà effetti positivi anche per la sanità di diritto privato”, aveva detto Riboldi all’assemblea dell’Aiop, la principale associazione della sanità privata, prima di riferire in aula a Palazzo Lascaris. 

Conti pesantemente in rosso, questo è fuori di dubbio, che saranno alleggerite da quelle entrate indicate da Riboldi, il quale rivendica anche le 4.200 assunzioni di personale da quando al governo della Regione c’è il centrodestra, ma anche da quelle altre iniezioni che, come avvenuto per il bilancio del 2024, arrivano pescando da altri capitoli di spesa della Regione. Ormai quasi una consuetudine, per il Piemonte e non poche altre Regioni con la sanità in pesante perdita, che si rinnova verso la fine dell’anno. Quando si capirà se le stime e le rassicurazioni fatte oggi terranno alla prova dei conti.

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