SANITÀ & SICUREZZA

Pronto Soccorso in balìa dei rom. Picco: "Situazione inaccettabile"

Durante una faida sono rimasti feriti un medico e cinque infermieri del Maria Vittoria. La guerra tra bande culminata nell'assalto all'ospedale, con il personale barricato. L'appello del vertice dell'Asl Città di Torino alle istituzioni: "Va garantita la sicurezza"

Un medico e cinque infermieri aggrediti e feriti, costretti a dover lasciare il turno di servizio. Quello di poche notti fa non è che l’ennesimo atto di violenza compiuto da vere e proprie bande di rom, spesso in conflitto tra loro, che trasformano non solo l’area antistante, ma gli stessi locali dell’ospedale Maria Vittoria di Torino in un campo di battaglia.

Personale sanitario costretto a barricarsi dietro le porte tagliafuoco per ripararsi dalla furia di decine di violenti che poi riusciranno comunque a entrare nel reparto con le conseguenze appena citate e l’altissimo rischio di vedere coinvolti anche pazienti nello scontro originato dall’ennesima lite tra bande all’esterno e culminato con un investimento di un appartenente a una delle due fazioni. 

“Questa situazione non è più accettabile” avverte il direttore generale dell’Asl di Torino Carlo Picco, insieme al direttore del Pronto Soccorso Fabio De Iaco, incontrando il personale di una prima linea della sanità ove ormai gli episodi di violenza si susseguono in un crescendo di gravità. Prima di quelli del Maria Vittoria c’erano stati già la scorsa estate fatti analoghi al San Giovanni Bosco, ora dichiarata zona rossa, sempre legate alle reazioni di gruppi di rom.

“Seguono in massa i loro congiunti ricoverati creando spesso situazioni di degrado, accattonaggio, danneggiamenti e aggressioni a operatori e utenti. Personaggi di ogni tipo e etnia portano quotidianamente turbativa e pericolo nei nostri Pronto Soccorso” aggiunge Picco che annuncia misure, nonostante le buone intenzioni, sulla cui reale efficacia non si possono che nutrire dubbi. Altre telecamere di sorveglianza e un rafforzamento del protocollo di sicurezza con la prefettura fermeranno le orde che pongono ad altissimo rischio gli operatori sanitari, così come i pazienti? Picco e De Iaco chiedono “a tutte le istituzioni e alla società civile di condannare fortemente questi atti e sostenere il nostro impegno per un ambiente di lavoro sicuro”. Saranno ascoltati? E soprattutto, si farà qualcosa di più delle telecamere pronte a registrare l’ennesima aggressione?

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