Auto, Paese che vai crisi che trovi

Dopo avere analizzato il mercato italiano, ora vediamo gli scenari europei e mondiali del primo semestre 2025, che si chiude sostanzialmente senza nessuna variazione significa sulle immatricolazioni nell’area UE+Efta+UK. Abbiamo un calo dello 0,9% da 6,88 milioni a 6,82 mln di immatricolazioni. I maggiori mercati restano Germania e Francia con 1,4 mln e 1 mln di immatricolazioni, il terzo mercato è l’Italia con 860mila vetture e un calo del 3,6% rispetto al primo semestre ‘24 e peggio realizza la Francia con 800mila immatricolazioni e un calo del 7.9%. Paese in maggiore crescita la Spagna, con il 13,9%, mentre il peggiore è il Belgio, con un -10,9% ma su un numero irrisorio di immatricolazioni (230mila).

Nella top ten delle case costruttrici la fa da padrone Volkswagen con 1,8 milioni di immatricolazioni e una crescita 2024/25 del 2,3%. La peggiore prestazione è quella di Volvo, con il -12,7% su 139mila immatricolazioni, a cui segue Stellantis con un -11,1% riferito a 1 milione di auto immatricolate. Note negative anche per le giapponese Toyota e la coreana Hyundai. Brillano invece Renault, con un +5,4%, e BMW con +3.9%.  D’altra parte il mercato si muove in base anche ai modelli che si offrono, e Renault e BMW negli ultimi tempi hanno fatto scelte azzeccate. Non si può dire la stessa cosa di Stellantis, guidata dai francesi su progettazione e motoristica. Infatti da segnalare il disastro Lancia (con la nuova Y) che segna un -73%, mentre Alfa Romeo segna un +33% e Peugeot +5%, tranne Jeep con ancora un +2%, tutto il resto ha segno negativo, con Fiat a -23%. sugli altri brand da segnalare Cupra – con +35,5 e oltre 150mila immatricolazioni – e la cinese SAIC Motor, che con il +18% anch’essa supera le 150mila immatricolazioni.

In Russia nel semestre ‘25 le immatricolazioni calano del 26,9% rispetto al ‘24 passando da 750mila a 550mila, un mercato minore dell’Italia. La Turchia è in crescita del 5,4%, che vale però solo 25mila vetture. Gli USA crescono del 3,9%, che vale 210mila immatricolazioni. Messico stabile, mentre il Canada cresce del 5,5%, che corrisponde a 50mila vetture. Brasile cresce del 3,3% - che vale 3mila vetture e quindi stabile – e Argentina in crescita del 15,5%, per un valore di circa 50mila immatricolazioni nel semestre.

Dove abbiamo la vera crisi è in Cina con un calo del 6,3% che valgono 600mila immatricolazioni in meno su un mercato di oltre 9 milioni di immatricolazioni nel semestre, ben lontano da quei oltre 20 milioni di immatricolazioni annuali degli anni scorsi. In India c’è un -12% che vale oltre 200mila vetture. Il Giappone cresce del 10% del valore di oltre 200mila vetture. I Paesi NAFTA superano abbondantemente con 9,7 mln, ma bisognerebbe dire gli USA, la UE+Efta+UK con 6,8 mln di immatricolazioni. Mentre l’altro grande mercato, sebbene diminuisca rimane la Cina con oltre 9 mln di immatricolazioni. Il mercato che non riparte è l’Europa a causa delle incertezze sul green deal e dei dazi.

Analizzando per alimentazione le immatricolazioni secondo i dati Acea nel semestre il BEV cresce del 24,9%, il PHEV del 21,2% e l’ibrido (HEV) del 16%, mentre la quota di mercato dell’elettrico puro (BEV) è attestata al 15%.

Per tornare a Stellantis, è auspicabile che la gestione Filosa, meno francese, rimetta a posto alcuni svarioni che sono costati molto cari a Stellantis, a cominciare dalle problematiche fornite dal motore francese Puretech e si torni a valorizzare i motori italiani. Tra l’altro il Firefly viene utilizzato in Brasile, dove la stragrande maggioranza delle auto si alimentano a etanolo, che riduce le emissioni di gas serra, o con più alimentazioni (flex fuel). La Fiat, in Italia, mantiene una grande tradizione motoristica da valorizzare. Altro segnale di cambiamento della gestione Filosa il ritorno da fine 2025 di Gilles Vidal come responsabile del design dei modelli europei di Stellantis. Vidal aveva progettato le Peugeot 208 e 3008 che hanno vinto premi negli ultimi anni dal 2010, per poi approdare in Renault e dare una nuova impronta alla casa francese. Un altro colpo alla asfittica gestione francese degli ultimi tempi.

Le cifre parlano da sole: con 241.428 unità immatricolate tra gennaio e giugno 2025, Il Brasile rimane il primo mercato mondiale per Fiat, davanti all'Italia (82.466 unità), con un calo di ben 14% rispetto allo scorso anno. Il Brasile non solo mantiene la posizione di numero uno che detiene dal 2019, ma addirittura aumenta il divario con una crescita annuale di +9% e addirittura +17% rispetto al 2023. Questo successo non è casuale. Fiat offre una gamma di modelli completa, accessibile e locale come Mobi, Argo, Pulse, Fastback, Cronos, Toro e Strada, senza dimenticare le versioni Abarth. Modelli adattati alle esigenze e alle aspettative del mercato brasiliano, con una strategia industriale ben studiata, a differenza del Vecchio Continente. Chi c’era al comando di Stellantis Brasile? Antonio Filosa.

Un altro Paese in forte crescita è l’Argentina, terzo mercato mondiale per Fiat nel 2025. Con 42.332 unità vendute (+92%), il marchio raddoppierà quasi le vendite rispetto al 2024. Anche in questo caso, la gamma locale è un vantaggio, con modelli prodotti nella regione e progettati per il potere d'acquisto locale. Nel frattempo Stellantis in Europa sta crollando: Germania 8.663 unità (-55%), Francia 9.738 unità (-53%), Spagna 5.027 unità (-54%), Regno Unito 6.136 unità (-29%), Turchia 33.068 unità (-35%). In questi mercati, la strategia di elettrificazione totale (500e, 600e) non sta dando frutti. Le perdite di quote di mercato è evidente, il green deal necessita di essere rivisto e il rilancio dell’ibrido può dare sollievo a Stellantis e il marchio Fiat con la 500 Ibrida prodotta a Mirafiori. Ossigeno per l’industria dell’auto torinese che guarda anche e sempre in modo attento agli scenari tedeschi, in particolare, con i marchi Volkswagen e BMW. 

Purtroppo in questi mesi, dopo avergli conferito il mandato e valutato i risultati, nessuno ha dato retta all’analisi presentata da Mario Draghi. Molto apprezzato il suo report, ma nessuna azione conseguente dell’Europa. Per contro dal blocco di materie prime dall’Ucraina, alla crescita delle importazioni dalla Cina, alla politica daziaria contraddittoria e incostante di Trump (il cui  accordo con Von Der Leyen viene già messo in discussione da vari Paesi Europei, come Francia e Germania) si accavallano molte variabili negative, a cui l’Europa sembra non reagire o reagire con lentezza. L’azione politica europea bloccata dal potere di veto dei singoli Paesi deve ridare ruolo al Parlamento europeo, eliminando il diritto di veto. Solo così potrà riprendersi quel ruolo necessario per dare tutele e benessere a imprese, lavoratori e pensionati europei. Ci vuole il coraggio di osare e ci vogliono dei leader, che oggi mancano.

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