GRANA PADANA

Salvini rompe le righe con Vannacci. Fuoco (amico) di sbarramento in Piemonte

Il Capitano sopporta sempre meno (anzi per niente) l'arrembante Generale. I team sono corpi estranei alla Lega e motivo di tensioni crescenti. Pure il mite Giorgetti ha perso la pazienza. La vicenda di Vercelli seguita costantemente dal segretario dalla Cina

Non ha fatto in tempo a mettergli le greche da vicesegretario al posto di quelle da generale che, se potesse, Matteo Salvini già firmerebbe a occhi chiusi e con la mano sinistra il congedo illimitato per Roberto Vannacci.

Il rischio di aprire una bizzarra e pericolosa versione dell’Affaire Dreyfus frena, ma non placa, l’incazzatura del Capitano verso l’incontenibile attivismo e i conseguenti proclami del Generale. Il quale, dal canto suo, non fa mancare un discutibile quanto indigesto J’accuse verso logiche e figure, a suo dire, causa dei mancati successi del partito che lo ha accolto, non certo a braccia aperte eccezion fatta per quelle del segretario e di pochi altri.

"Vannaccizzerò la Lega"

“Vannacizzerò la Lega”, ha annunciato pochi giorni fa alla Versiliana, con l’effetto di uno spezzeremo le reni alla Grecia sui leghisti nei panni dei greci. Lo aveva già detto mesi prima più a Nord nella tana dell’orso leghista, in quel di Varese, ricevendo il ruglio premonitore di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato e segretario del partito in Lombardia: “Più che vannacizzare la Lega è il caso di rendere convintamente leghista Vannacci”.   

Mesi più tardi, sempre da quelle parti adesso pure il mite Giancarlo Giorgetti bolle e sbuffa come una pentola a pressione davanti alla vannacciata che s’è ritrovato a casa sua con ben due team del Generale, uno dei quali capeggiato da Stefania Bardelli. Lei, tanto per dare l’idea, ha spiegato che “se l’obiettivo di Vannacci è raddrizzare un mondo al contrario, io parto da Varese che è una città al contrario”. E tanti saluti alle strategie meditate nelle sere tra il Mef Cazzago Brabbia.

Pur se meno con la testa sul partito rispetto a un tempo, come lamenta più di un parlamentare, Salvini di queste grane che spuntano come i funghi e dei problemi che lo strabordante ex comandante del Col Moschin passato a vestire i panni di europarlamentare non manca di fornire ogni giorno è, pur non potendolo ammettere, arcistufo.
 

"Arriva lui a spiegare come si fa"

Di sentirsi dire che la lega va rifatta, che se si sono persi voti è perché ci vuole gente nuova, che insomma bisogna vannaccizzare il partito, si sono “rotti le balle” mica in pochi tra parlamentari e maggiorenti vari che la spiegano così: “Non è che adesso è arrivato lui a spiegarci come fare”. Il problema è che, comunque, è arrivato. E il segretario mica può farsi dire quel che tanti attorno a lui pensano, ovvero chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Perché se invece di incazzarsi, sul Carroccio che qualcuno vorrebbe carroarmato, si dovesse piangere ci sarebbe un esercito di prefiche.

Stufo, ma tutt’altro che disattento, il segretario, rispetto a mosse, movimenti e parole dell’unico leghista nella storia che ha preso la tessera e contemporaneamente i gradi di vicesegretario. Un tempo si sarebbe detto che si è iscritto direttamente alla direzione nazionale del partito.

Dalla Cina a Vercelli

Un’attenzione quella di Salvini che ha raggiunto un apice non ancora raccontato proprio quando la questione Vannacci è esplosa in Piemonte. Sembrava un petardo, invece era una bomba. Il leader della Lega è in Cina mentre a Vercelli prende corpo il team del Generale e per la Lega piemontese, ma non solo, altro che riso amaro. Intitolata a Cavour, la falange vercellese del risorgimento vannacciano nasce come una serpe in seno alla nomenclatura leghista piemontese per l’iniziativa di due militanti, Michelino “Mich” Altamura Mario Musso, abili e arruolati nelle formazioni costituite due anni fa da un altro ex ufficiale, Fabio Filomeni, che poi abbandonerà Vannacci reo di tradimento essendosi candidato con la Lega anziché costituire un suo partito. Sembra uno spezzone di Vogliamo i colonnelli, ma per Salvini non c’è niente d ridere. Dalla Cina chiama più volte e più volte chiede di essere aggiornato su cosa succede a Vercelli. L’ordine che arriva sulla via del riso è chiaro: “Buttateli fuori”. Musso ingranerà rapidamente la retromarcia. Altamura sarà espulso per le dichiarazioni fatte contro il partito.

La Linea Maginot in Piemonte

Quello del Piemonte non è il solo caso in cui il conflitto non dichiarato tra il partito di Vannacci e quello a cui è iscritto ha raggiunto livelli di tensione molto alta, ma certo è da Vercelli con la questione gestita dal segretario regionale Riccardo Molinari, naturalmente in contatto con Salvini, che si sono accesi tutti gli allarmi, anche per il futuro. La linea Maginot approntata lungo le risaie forse non è un caso, ma un segnale che anche un segretario folgorato dall’appeal del militare col rischio di rimanerne poi fulminato ha finalmente compreso come la questione non possa più essere liquidata con una foto, due sorrisi e quattro parole cui nessuno crede. Nel Nord, pur abbandonato nel nome e nel simbolo, il cambio di Salvini rispetto a Vannacci potrebbe rincuorare un po’, ma resta dal militante al dirigente la consapevolezza che il Generale altro non sia che il prodotto, pur sfuggito dal laboratorio politico, della svolta a destra impressa dal segretario. Questo resta il nodo più difficile da sciogliere. 

Come Cadorna in Toscana 

Salvini, tuttavia, ha prestato ascolto a più d’uno dei suoi che gli hanno consigliato di provare a limitare il raggio d’azione di Vannacci e nel contempo metterlo alla prova dei fatti rispetto alle parole. L’occasione arriva con le elezioni regionali in Toscana. L’europarlamentare viene nominato responsabile della campagna elettorale e lì si giocherà molto se non tutto. Se per la Lega sarà una Caporetto o quasi, nel partito saranno in molti a festeggiarla come una vittoria.