Sgarbi Piccolini della Chiarelli
11:16 Venerdì 10 Ottobre 2025
Dicono che… per Marina Chiarelli ogni occasione sia buona per agitare le acque nel centrodestra, soprattutto in quello novarese. E dire che a Palazzo Cabrino, dove da vicesindaca non ha lasciato ricordi memorabili (per usare un eufemismo), la tengono ormai ai margini. Ma l’assessora regionale “declassata” non pare rassegnata al ruolo di comparsa: più che la nostalgia del potere, sembra guidarla un autentico spirito di rivalsa. Non è dunque un caso se, nei giorni scorsi, l’ex sindaco leghista Massimo Giordano – commentando la ritrovata pace nel centrodestra cittadino – abbia lasciato cadere una frase dal retrogusto velenoso: «Abbiamo individuato e neutralizzato le fonti dei problemi, ma non faccio nomi». Un’uscita che, sotto la cupola di San Gaudenzio, non ha lasciato dubbi sul destinatario.
Questa volta, a offrirle il destro per tornare in scena, è l’elezione dei portavoce di quartiere: lo strumento con cui l’amministrazione guidata da Alessandro Canelli tenta di restituire un po’ di voce ai cittadini dopo l’abolizione delle circoscrizioni. Le candidature si chiudono lunedì 13, ma le prime manovre sono già iniziate. E se tutti – dal centrodestra al centrosinistra – hanno deciso di non presentare candidati “ufficiali”, limitandosi a sostenere figure civiche o d’area, c’è sempre un’eccezione che conferma la regola.
A muoversi, e come sempre non proprio in punta di piedi (più simile a un elefante in cristalleria, dicono i maligni), è stata proprio lei: la Chiarelli. Secondo fonti interne al municipio, l’assessora avrebbe deciso di disturbare ancora una volta la maggioranza, sponsorizzando – più o meno apertamente – alcuni aspiranti portavoce. Tra questi, spicca il nome del suo giovane portaborse, il ventenne Alessio Piccolini, visto in questi giorni con modulo alla mano e qualche “manina” amica a dargli una spintarella.
Naturalmente, la Chiarelli – maestra nell’arte di “lanciare il sasso e nascondere la mano” – si è ben guardata dall’autenticare le firme personalmente. Dopo vari tentativi andati a vuoto nel centrodestra, il ragazzo sarebbe stato infine indirizzato a un consigliere del gruppo misto, che avrebbe fornito la firma risolutiva. Una manovra, secondo più d’uno, orchestrata con un solo obiettivo: creare fastidio e infilare qualche granello di sabbia negli ingranaggi della coalizione.
Ma a che pro? C’è chi sussurra che si tratti del preludio a nuove operazioni di disturbo in vista delle comunali del 2027. Altri invece sospettano che la strategia miri altrove: un segnale verso il consigliere del Pd Domenico Rossi, forse nella speranza di un futuro “soccorso rosso” quando, prima o poi, a Palazzo Lascaris si arriverà al voto sulla sua decadenza.


