Un mostro si aggira per l'Europa

Nel XIX secolo un fantasma si aggirava per l’Europa. “Il Capitale” di Karl Marx, pubblicato nel 1867, metteva sotto accusa il sistema capitalista, aprendo così la strada alla lotta di classe e alla rivoluzione in tutto il mondo (non solamente in Europa). Il Comunismo minava il potere monarchico ovunque, e lo faceva nel nome degli operai, sfruttati in fabbrica, e dei contadini curvi sulle terre dei latifondisti.

Ideali di uguaglianza, di libertà e fratellanza dei popoli scardinavano secoli di ingiustizie, e il potere detenuto da pochi capitalisti. I lavoratori, brandendo i vessilli di coloro rosso (gli stessi usati dai reparti di cavalleria per ordinare la carica sulle piazze), scendevano finalmente in strada per rivendicare diritti e un salario dignitoso. Ideali ripresi con vigore dai movimenti studenteschi del 1968 e del 1977.

Oggi, un'altra creatura si aggira per l’Europa, ma non ha le fattezze di un fantasma, bensì quelle di un mostro terribile che si nutre di ignoranza, fanatismo e paura. Vaga predicando il dominio dei bianchi, sognando i rimpatri dei migranti al fine di garantire la purezza della razza. Gruppi di estrema destra, di dichiarata fede nazista, stanno formandosi ovunque: alcuni di essi puntano apertamente alla conquista democratica dei parlamenti europei.

La supremazia bianca, americana ed europea, si contrappone alla convivenza con qualsiasi etnia proveniente dal Sud del mondo. Le ondate migratorie verificatesi in questi ultimi anni, dovute soprattutto alla scarsità di risorse economiche nei paesi di provenienza (e in parte alle conseguenze del cambiamento climatico in corso), non sono state accompagnate da politiche di integrazione, da progetti di inclusione. La scelta degli esecutivi europei di affrontare l’immigrazione clandestina solamente sul piano repressivo, e la crescente povertà che attanaglia il cero medio hanno generato la cosiddetta “tempesta perfetta”: un’esplosione di frustrazioni sfociate in sentimenti nazionalistici e nel risveglio di antichi odi razzisti.

Il nazionalismo è sempre accompagnato da incessanti venti di guerra, poiché non consente di costruire alleanze neppure con gli Stati confinanti; vive e si nutre del “glorioso” passato (in realtà mai esistito), di grandezze militari svanite nonché di desideri di vendetta per antichi torti subiti. In tal contesto, a vecchi nemici se ne aggiungono regolarmente altri, con la conseguente, quanto inevitabile, corsa al riarmo. La fobia occidentale di subire un’invasione migratoria straniera è bizzarra, poiché colpisce Paesi che per secoli hanno prosperato grazie a spietate politiche coloniali, nonché tramite la sottomissione di popoli e territori lontani.

Interi continenti, sin dal XVI secolo, sono passati, a fil di baionetta, sotto il controllo delle corone europee: l’America, del Sud e del Nord; l’Australia e la Nuova Zelanda; l’India, la Cina, e buona parte dell’Asia; l’Africa tutta (dal Mozambico al Sud Africa sino ai territori del Maghreb). In sintesi, i “bianchi” sono arrivati ovunque per mettere le mani su risorse appartenenti ad altri, e schiavizzare donne e uomini di tutte le fedi ed etnie. Il Vecchio Continente, oggi, lamenta l’invasione di coloro che cercano di sopravvivere alla miseria, alla devastazione ambientale creata, nella maggior parte dei casi, proprio dall’Occidente stesso.

Nei prossimi giorni, il primo e il due novembre, Torino sarà la sede, insieme a Milano, della rassegna cinematografica “Agenda Brasil” (proiezioni e dibattiti presso il cinema Baretti). Occasione importante per comprendere l’epoca colonialista, nonché le tensioni sociali da cui sorgono i movimenti di liberazione. Il Portogallo moderno, nato dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974 (e dalla cacciata del dittatore Salazar) è l’esempio di come sia necessario avere il coraggio di affrontare il passato per poter guardare, a testa alta, verso il proprio futuro.

Il festival, scrivono gli organizzatori, “nasce dal desiderio di creare ponti tra le culture, valorizzando il cinema come linguaggio universale capace di unire Paesi e comunità”: un’aspirazione di Pace; una speranza seminata nell’epoca delle folli corse al riarmo. Il colonialismo è una malattia che l’Europa fatica a debellare, ma gli anticorpi aumentano di giorno in giorno e il mostro, alla fine, sarà confinato nelle tenebre della Storia.  

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