Infermieri "nuovi" solo sulla carta. Il Piemonte spera nell'Albania. E aspetta
Stefano Rizzi 13:09 Lunedì 27 Ottobre 2025Per molti tra i mille in graduatoria si tratta solo di mobilità tra Asl. Delli Carri (Nursing Up): "Sistema da rivedere, Non si copre neppure il turnover". L'assessore Riboldi annuncia l'accordo con l'Università albanese. In Lombardia già al lavoro professionisti stranieri
In Piemonte mancano 7mila infermieri. Ma, come avvertono i sindacati, quel numero potrebbe facilmente salire a 10mila considerando le necessità di personale che arriveranno con le nuove strutture previste dal Pnrr – ospedali e case di comunità in primis – la cui entrata in funzione ha come scadenza il giugno del prossimo anno.
I carrarmati di Mussolini
Ulteriore motivo di preoccupazione è legato al mancato raggiungimento, lo scorso anno, dell’obiettivo di 2mila ingressi di professionisti. Spostato al prossimo dicembre questo traguardo rischia di fallire anche la seconda chance.
E non deve trarre in inganno la graduatoria del concorso bandito da Azienda Sanitaria Zero. Gran parte dei 1.121 professionisti annunciati come pronti a rimpolpare il sistema sanitario piemontese è formata da infermieri già in servizio che mirano a cambiare sede di lavoro utilizzando proprio il concorso. “Una pratica che da tempo chiediamo venga modificata – osserva Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up – predisponendo prima dei bandi per le assunzioni quelli, a parte, per la mobilità”.
Con una reminiscenza che forse non irriterà troppo l’assessore alla Sanità esponente di Fratelli d’Italia, quegli infermieri già dipendenti che passeranno da un’Asl all’altra finiscono per assomigliare ai carrarmati di Mussolini che, sempre gli stessi, sfilavano come se fossero assai di più di quanti in realtà erano.
Più uscite che assunzioni
“Tutti gli idonei verranno progressivamente inseriti nel sistema sanitario, perché solo rafforzando le nostre equipe possiamo garantire servizi di qualità e sicurezza ai cittadini”, ha annunciato Federico Riboldi. E probabilmente sarà così, ma togliendo dal novero dei professionisti quella parte non marginale di coloro che, per esempio, coglieranno l’occasione per trasferirsi da Novara a Torino o da Alessandria a Cuneo, senza incidere sull’aumento degli organici.
E se per il direttore di Azienda Sanitaria Zero, Adriano Leli, il concorso per infermieri è la prova dell’efficienza e della trasparenza dei processi del sistema sanitario, confermata da tempi certi, procedure chiare e una graduatoria ampia da cui le aziende sanitarie potranno attingere con continuità”, sfugge l’assenza di alcun riferimento a quella mobilità interna che, come evidenziato dagli stessi sindacati, rappresenta una fetta importante della graduatoria e, di conseguenza, riduce di altrettanto i veri e proprio nuovi ingressi di professionisti.
“Non riusciamo neppure a rispettare il turnover, con le uscite che non vengono totalmente coperte dagli ingressi” avverte Delli Carri evidenziando scetticismo anche verso l’esito del piano di cui si tireranno le somme a fine anno, dopo il fallimento dell’obiettivo consumatosi lo scorso anno.
Nel Paese delle aquile
Situazione e prospettiva che certo non possono risultare tranquillizzanti per la sanità Piemonte che condivide problemi e difficoltà con il resto del Paese, anche se sui sistemi per farvi fronte emergono differenze tra le varie Regioni.
È recente l’annuncio giunto da Riboldi sull’incontro tra l’Università del Piemonte Orientale e l’ateneo albanese di Argirocastro volto alla realizzazione di un percorso formativo integrato tra il Corso di Laurea triennale in Infermieristica dell’Upo e il Bachelor Degree in Nursing dell’Università del Paese delle aquile. “Il Double Degree, ovvero la doppia laurea, che nascerà da questa collaborazione – ha detto l’assessore – è il frutto diretto della missione istituzionale svolta in Albania lo scorso marzo”.
All’epoca obiettivi e auspici parevano andare oltre e, soprattutto, traguardare anche a più breve termine gli esiti della collaborazione tra Piemonte e Albania sul fronte sanitario e, in particolare, degli infermieri che, come affermato ancora da Riboldi porterà a “Formare infermieri che abbiano una preparazione integrata tra Italia e Albania significa preparare professionisti più competenti, flessibili e pronti per le sfide dei sistemi sanitari moderni”.
A marzo oltre a imbastire quei rapporti tra atenei che oggi si vanno consolidando e che, comunque, proiettano gli eventuali risultati ottimisticamente nei prossimi anni, il rapporto con l’Albania era stato descritto anche come portatore di effetti positivi ben più a breve.
Lombardia a Samarcanda
La missione piemontese aveva avuto come scopo anche quello di presentare “le opportunità che potrebbero aprirsi agli oltre 2mila infermieri che si laureano ogni anno negli atenei albanesi, come uno sbocco lavorativo nelle aziende sanitarie della nostra Regione”. Legittimo, quindi, augurarsi arrivi di professionisti di quel Paese già dal prossimo anno.
Nel frattempo, c’è chi dall’estero gli infermieri si appresta ad accoglierli nei prossimi giorni. Succede in Lombardia dove dopo i primi dieci infermieri ingaggiati in Uzbekistan che trascorreranno tre mesi di formazione all’Asst Fatebenefratelli-Sacco, affiancati da tutor clinici e mediatori linguistici, verranno raggiunti nel prossimo anno da altri duecento colleghi connazionali. Ma già nel 2023 a Varese un primo gruppo di infermieri era arrivato da Argentina e Paraguay e dopo un ciclo formativo erano entrati nell’ospedale. Nel 2024 altri arrivi dal Sudamerica con un modello che da Varese è stato esportato anche all’azienda sanitaria di Pavia che ha già in servizio i professionisti esteri negli ospedali di Voghera e Stradella.
Numeri non certo capaci di colmare le gravi carenze di personale, ma che indicano comunque una strada intrapresa dalla Lombardia. Che, mentre attiva progetti con le università straniere, un po’ di infermieri arrivati dall’estero li ha già nei suoi ospedali.


