Albanese "torinese onoraria". C'è chi dice no: "Divisiva e ideologica"
18:00 Lunedì 27 Ottobre 2025A rimorchio di altre città e dopo molti ripensamenti successivi a certe sue uscite a dir poco infelici, una parte della Sala Rossa vorrebbe conferire alla controversa giurista l'onorificenza cittadina. Centrosinistra spaccato, la mozione non ha i voti
Nonostante la recente tregua a Gaza, l’Italia rimane un campo di battaglia ideologica sul conflitto israelo-palestinese, con Francesca Albanese, “relatrice speciale” dell’Onu sui diritti umani nei territori occupati, al centro di una bufera senza precedenti. Le sue recenti cittadinanze onorarie, conferite o proposte, hanno innescato un’ondata di polemiche che spacca la sinistra, infiamma il centrodestra e divide l’opinione pubblica. Tra accuse di faziosità, stereotipi e strumentalizzazioni, il caso Albanese si è trasformato in un simbolo delle profonde fratture italiane su pace, identità e giustizia.
Da Bologna a Napoli, da Firenze a Milano, il suo nome ora divide anche il Consiglio comunale di Torino dove domani i capigruppo di Demos, Elena Apollonio, e dei Moderati, Simone Fissolo, non parteciperanno alla discussione sulla proposta di cittadinanza onoraria presentata da Valentina Sganga, consigliera del M5s ed ex candidata sindaca. “I due gruppi – spiegano in una nota congiunta – non ritengono opportuno imprigionare nuovamente l'aula in una discussione che si presenta sin dai suoi presupposti divisiva e puramente ideologica, lontana dalle persone e dalle esigenze dei cittadini". Servono 31 voti, al momento sono 10 firme (Sganga, Tea Castiglione e Andrea Russi dei 5 Stelle, Sara Diena e Emanuele Busconi di Avs, Tiziana Ciampolini di Torino Domani, Ludovica Cioria, Tony Ledda, Simone Tosto e Ahmed Abdullahi del Pd) più quella del radicale Silvio Viale, apposta “provocatoriamente” per consentire l’approdo in aula.
Albanese, 46 anni, avvocata senza abilitazione, con radici campane, è nota per i suoi rapporti Onu che denunciano il presunto “genocidio” a Gaza, tanto da essere sanzionata dagli Stati Uniti. In Italia, è diventata un punto di riferimento per il movimento pro-Palestina: manifestanti la citano nelle piazze, e la sinistra radicale la vede come una voce controcorrente contro la “potenza israeliana”, un paravento per le spinte antiebraiche quando non apertamente antisemite.
All’inizio di ottobre, diverse amministrazioni di centrosinistra hanno iniziato a proporle cittadinanze onorarie, motivandole con il suo “coraggio” e il “lavoro meticoloso” sui diritti umani. Bologna ha fatto da apripista: il 6 ottobre, il Consiglio comunale ha approvato la delibera con 25 voti favorevoli dalla maggioranza (Pd e alleati), su proposta di Coalizione Civica.
Ma il vento è cambiato rapidamente. Albanese, con le sue uscite pubbliche, si è alienata molte simpatie iniziali. Il 5 ottobre, durante In Onda su La7, ha abbandonato lo studio accusando un opinionista di “strumentalizzare” la senatrice a vita sopravvissuta ad AuschwitzLiliana Segre per negare il genocidio a Gaza. Il figlio di Segre, Luciano Belli Paci, ha replicato: “Albanese fa parte di chi è ossessionato da mia madre, più militante che neutrale”.
Pochi giorni dopo, a Reggio Emilia, ha rimproverato pubblicamente il sindaco Pd Marco Massari per aver chiesto il rilascio degli ostaggi israeliani del 7 ottobre: “Ti perdono, ma non ripeterlo più”, ha scritto sui social, scatenando accuse di “fanatismo”. Le reazioni sono state un terremoto. A Bologna, la raccolta firme su Change.org contro l’onorificenza sono state migliaia: “Non rappresenta il sentimento di pace della città”, si legge nell’appello. L’ex sindaco Virginio Merola (Pd) ha criticato: “Serviva più riflessione, le cittadinanze uniscono, non dividono”. Perfino il sindaco Matteo Lepore ha ammesso: “Non si è gestita benissimo, non ho apprezzato l’episodio di Reggio Emili”. La cerimonia di consegna è stata rinviata: “Facciamo passare questo clima, non c’è fretta”, ha detto il Pd locale. A Napoli, la mozione approvata all’unanimità ad agosto è stata bloccata dalla giunta di Gaetano Manfredi su richiesta di Forza Italia. Altre città hanno fatto marcia indietro. A Firenze, la commissione Pace del Comune ha annullato il voto per “indisposizione” della presidente. A Milano, la proposta di “triplete” (cittadinanza, Ambrogino d’oro alla Flotilla e stop al gemellaggio con Tel Aviv) è evaporata nel silenzio.


