Elkann a quel paese
10:21 Martedì 28 Ottobre 2025
Dicono che… non siano solo i magri risultati sportivi ad aver messo alla porta Igor Tudor. Decisivo, si racconta nei corridoi della Continassa, sarebbe stato uno scontro furibondo tra l’ormai ex allenatore e John Elkann. Pare che il nipote dell’Avvocato, ben prima dell’ennesima sconfitta all’Olimpico contro la Lazio, avesse maturato la decisione di far fuori Tudor. All’origine del dissidio un paio di “confronti” piuttosto accesi tra il tecnico croato e il rampollo Agnelli: tra accuse, toni accesi e un “non siamo più la Juve” sussurrato ma percepito come una bestemmia societaria, si è arrivati allo showdown. E pensare che “quello jugoslavo alto” ingaggiato nel 1998 da Luciano Moggi e che tanto colpì nonno Gianni al punto da volerne vedere di persona i test a Villar Perosa era forse l’ultimo legame con quella vecchia Juventus: le cene da Angelino con gli amici Montero e Iuliano, ma soprattutto due scudetti e una Supercoppa. Troppi ricordi per uno, come Elkann, determinato a cancellare la storia.
Insomma, più che le otto partite senza vittorie, tre sconfitte consecutive, chi conosce le stanze bianconere giura che l’esonero fosse solo questione di tempo. Cinque allenatori in cinque anni – Sarri, Pirlo, Allegri, Motta e ora Tudor – e un sesto in arrivo: la Juve cambia più tecnici che schemi. Quattro direttori sportivi in altrettanti anni, un dg (Comolli) promosso ad in attesa di nominare un nuovo ds, e un disavanzo di mercato da 310 milioni in sei stagioni: un domino di nomine e sostituzioni che somiglia più a un film di fantascienza che a una strategia industriale.
Dal 2019 a oggi, tra inchieste giudiziarie, bilanci in rosso e addii illustri – Agnelli, Paratici, Cherubini, Giuntoli – la Juventus sembra aver perso quella bussola che per decenni era bastata da sola a vincere. E il “governatore” Elkann, travolto dai problemi su più fronti – Ferrari in panne, Stellantis in crisi, giornali in vendita e Iveco ceduta – non sembra avere tempo né idee per rimettere in riga il gioiello di famiglia.
“Non è Tudor il problema”, sussurra qualcuno vicino all’ambiente bianconero, “ma chi pensa che la Juve possa essere gestita come una holding”. E così, nell’ultra centenario legame tra Agnelli e la Vecchia Signora, l’ultima verità è amara: alla Juve non manca un allenatore, manca un progetto.


