DISCORDIA ISTITUZIONALE

Parola d'Ordine: attaccare la Regione. Presidente dei medici nella bufera

La passione senile per la politica di Giustetto gioca brutti scherzi. Dopo aver pronunciato parole durissime (e irrituali) contro il Piano socio-sanitario del Piemonte finisce sul banco degli imputati. Ma anche tra i camici bianchi monta lo sconcerto

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, Guido Giustetto, si è trasformato da austero rappresentante della categoria a tribuno della sanità. L’audizione sul nuovo Piano socio-sanitario del Piemonte si è trasformata in un j’accuse contro la Regione guidata dal centrodestra. Un intervento durissimo – “piano da riscrivere”, “documento non all’altezza della nostra reputazione”, “non dignitoso per gli operatori” – che ha scatenato una bufera politica e lasciato più di una perplessità tra gli stessi iscritti all’Ordine, tradizionalmente estraneo a contese di parte.

Il tono e il contenuto dell’intervento hanno fatto saltare i nervi a molti in via Alfieri. “Le audizioni servono per migliorare il piano, non per fare propaganda”, ha tuonato Davide Zappalà, vicepresidente della IV Commissione (FdI). “Giustetto ha semplicemente sbagliato i tempi – ha aggiunto – forse per la troppa fretta di manifestare il proprio servilismo alla sua parte politica. Prima si partecipa, poi si critica. Sicuramente sarà un ottimo medico, ma un po’ inesperto di istituzioni e del ruolo che un Ordine dovrebbe avere: non grancassa dell’opposizione, ma voce dei medici piemontesi”. Ancora più tranchant un altro meloniano Gianluca Godio: “Toni fuori luogo e offensivi, più da militante che da medico”.

“Comportamento grave”

Rincarare la dose il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, Roberto Ravello, che manifesta “amarezza e rammarico nel vedere il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino usare in modo palesemente politico e strumentale il proprio ruolo”. “È un comportamento grave – dice Ravello – che delegittima il confronto e svilisce la funzione stessa dell’Ordine. Oltre a chiedersi se davvero tutti i medici si riconoscano nelle sue parole, c’è da domandarsi dove fosse Giustetto quando la sinistra, con una sola delibera di giunta, tagliava 2 mila posti letto e 130 strutture complesse. Allora non lo abbiamo visto così battagliero. Oggi chi muove certe accuse dimentica che se la nostra sanità necessita di una profonda ristrutturazione, è proprio perché qualcuno in passato l’ha affossata e smantellata”. Ravello difende a spada tratta il lavoro della giunta Cirio: “Sono inaccettabili le offese rivolte a tutti i tecnici che hanno lavorato per mesi, con competenza e dedizione, alla stesura del Piano”.

“Sorpresa e sconcerto”

Parole che hanno trovato eco nei capigruppo del centrodestra: Carlo Riva Vercellotti (FdI), Fabrizio Ricca (Lega), Paolo Ruzzola (FI) e Silvio Magliano (Lista Cirio) parlano di “sorpresa e sconcerto” per le “plateali esternazioni” del presidente dell’Ordine. “Il documento – ricordano – è stato scritto da medici e accademici, approvato dall’Ordine degli infermieri, e rappresenta solo una bozza di lavoro, aperta al confronto. Giustetto invece di entrare nel merito ha preferito un atteggiamento qualunquista e distruttivo, arrivando a sminuire le professionalità di chi ha lavorato al piano. Ci chiediamo se davvero i medici torinesi possano sentirsi rappresentati da chi parla come un militante politico più che come un tecnico”. Inoltre, pare che l’Ordine torinese, a differenza di altri interlocutori e persino di altri ordini provinciali, non abbia fatto arrivare alcuna osservazione sui contenuti, neppure critiche.

Gli assessori regionali Maurizio Marrone (Welfare) e Federico Riboldi (Sanità) ieri hanno stigmatizzato l’intervento a gamba tesa: “Non è tollerabile che chi rappresenta un Ordine professionale definisca incapaci le alte professionalità regionali. Giustetto confonde un piano di indirizzo con un documento operativo e ignora che la fase attuativa è competenza di Consiglio e Giunta. Dimentica perfino che, dal luglio 2023, sono state assunte 1.455 persone in più oltre il turnover. E, tanto per non farsi mancare nulla, non sembra aver neppure cliccato il link della pagina 17 dove sono accessibili i dati”. Poi l’affondo: “È lo stesso che mesi fa lanciò l’allarme infondato sui Pfas e fece propaganda per il referendum sulla cittadinanza facile”.

Un Ordine sulle barricate

Dietro la fiammata polemica c’è però una storia più lunga. Giustetto non è nuovo a incursioni politiche e prese di posizione che hanno spaccato il mondo medico torinese. Rieletto presidente dell’Ordine grazie a un’alleanza con Chiara Rivetti di Anaao-Assomed, che avrebbe in tasca la garanzia per la successione, ha progressivamente avvicinato l’istituzione ordinistica alle posizioni della sinistra, riassunte nel cosiddetto “Comitato Salute”, il cartello di associazioni e sindacati dove la regia è saldamente nelle mani di Giorgio Airaudo, segretario regionale della Cgil.

Una deriva “militante” che molti iscritti hanno cominciato a percepire con disagio, vedendo l’Ordine ridotto a megafono di battaglie di sinistra e ad arena di contrapposizione con la Regione. Da presidente super partes, Giustetto si è così trasformato in barricadero, travolto – dicono con ironia alcuni colleghi – da una “passione senile per la piazza”. Le sue ultime sortite mediatiche – dagli allarmi ambientali alle crociate per la cittadinanza – hanno fatto il resto, consolidando l’immagine di un presidente sempre più proteso al ruolo di tribuno e sempre meno a quello di rappresentante tecnico-istituzionale di una categoria che, di queste tensioni, non sentiva certo la mancanza.

La miccia accesa

La miccia è ormai accesa e lo scontro tra il Grattacielo, Palazzo Lascaris e corso Francia, sede dell’Ordine, sembra destinato a durare. Il Piano socio-sanitario è ancora in fase di elaborazione, ma la frattura politica e simbolica è già compiuta: da una parte la Regione che difende la bontà del documento e rivendica un confronto serio e tecnico; dall’altra un presidente d’Ordine che parla come un oppositore politico e che, nel nome dei medici, sembra aver scelto il ruolo di capopopolo. Un copione che promette nuove scintille.