SALA ROSSA

Albanese spacca il Pd, trappolone dei 5 Stelle

Ufficialmente "liberata" per l'aula la proposta di conferire la cittadinanza onoraria alla controversa giurista ProPal. Ma i dem non sono compatti sul voto favorevole. Nonostante le indicazioni del partito. Sganga (M5s) va avanti: "Mettiamoci la faccia"

Il Pd a Torino si spacca sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. Claudio Cerrato, capogruppo dem in Consiglio comunale, ha chiesto una riflessione politica per evitare che il voto si trasformi in un boomerang, ma Valentina Sganga, consigliera del Movimento 5 stelle ed ex candidata sindaca contro Stefano Lo Russo che ha presentato la proposta non fa marcia indietro e chiede che “la politica ci metta la faccia”. Così si andrà alla conta in Sala Rossa, con l’incognita del numero legale.

Un Pd tiepido

Un altro caso politico sta per scoppiare a Palazzo civico. Al centro questa volta c’è la concessione della cittadinanza onoraria alla controversa Albanese, “relatrice speciale” dell’Onu sui diritti umani nei territori occupati. A proporla è la pentastellata Sganga, ma nel Pd torinese, nonostante le indicazioni del partito, c’è chi non è disposto a concedere il proprio voto favorevole.  

A smorzare gli entusiasmi iniziali nei confronti di Albanese sono state alcune sue dichiarazioni pubbliche: il 5 ottobre, durante In Onda su La7, ha abbandonato lo studio accusando un opinionista di “strumentalizzare” Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz, per negare il genocidio a Gaza; pochi giorni dopo, a Reggio Emilia, ha rimproverato pubblicamente il sindaco Pd Marco Massari per aver chiesto il rilascio degli ostaggi israeliani del 7 ottobre: “Ti perdono, ma non ripeterlo più”, ha scritto sui social, scatenando accuse di “fanatismo”. Uscite che hanno intiepidito il sostegno di alcuni esponenti del Pd in tutta Italia.

"Chi prende posizione"

Si tratta di una richiesta che ha una valenza politica”, spiega Sganga avvalorando la decisione di portare al voto in Sala Rossa la cittadinanza onoraria alla Albanese, “è bene che si sappia chi prende una posizione e chi no. Il problema più grande sulla questione palestinese è che la politica spesso ha taciuto e non si può più tacere”.

Una conta che per l’ennesima volta potrebbe mettere in evidenza come il famigerato “campo largo” torinese non sia in sintonia con il patto stretto a Roma tra Giuseppe Conte, Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. A livello nazionale infatti le iniziative a sostegno di Albanese sono state portate avanti da Pd, Movimento 5 stelle e Avs unitariamente. “Mi auguro che questa unità ci sia anche a Torino perché politicamente ha un risvolto”, chiosa Sganga, “Anche qualora questa proposta non ottenesse la maggioranza, resterà il suo significato più profondo: mostrare chi sceglie di stare dalla parte della Palestina e chi continua a nascondersi dietro il silenzio”.  

Cosa farà il Pd

È fuori discussione che la proposta di concedere la cittadinanza onoraria di Torino a Francesca Albanese possa essere approvata. Ci vorrebbero 31 voti favorevoli che in ogni caso non ci sono, ma il dato politico è legato a quel che farà il Partito democratico.

Durante la riunione dei capigruppo che si è tenuta questo pomeriggio, martedì 28 ottobre, Claudio Cerrato, ha invitato a una riflessione per “capire cosa politicamente è più utile”. Il rischio infatti è che il dibattito in Sala Rossa e il percorso che porterà al voto possano scatenare un effetto boomerang.

I Moderati e Demos hanno già fatto sapere che non parteciperanno alla discussione perché “non ritengono opportuno imprigionare l’aula in una discussione che si presenta sin dai suoi presupposti divisiva e puramente ideologica, lontana dalle persone e dalle esigenze dei cittadini”. Anche Silvio Viale di +Europa Radicali si è detto contrario. Il vero nodo però è legato al Pd.

L’indicazione arrivata dal partito è di esprimere un voto favorevole, ma poi ci sono le sensibilità dei singoli. Nessun consigliere dovrebbe votare contro, ma qualcuno potrebbe decidere di astenersi o non partecipare al voto. È il caso di Angelo Catanzaro che ha annunciato oggi la sua astensione perché ritiene che un’onorificenza così importante debba essere conferita solo con un ampio consenso.  

Numeri alla mano il rischio è che in consiglio comunale quando arriverà il momento del voto non ci sia neppure il numero legale. Nel Pd ballano quattro voti. Determinante nei prossimi giorni sarà il lavoro degli “ambasciatori” per comprendere se sarà possibile sbrogliare questa nuova matassa politica. Un primo riscontro venerdì 31 alla riunione dei capigruppo quando si capirà se il testo arriverà in aula al prossimo consiglio comunale oppure no.

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