Tiramani alla Casa Bianca

Dicono che… in Piemonte, per qualche ora, qualcuno abbia quasi creduto di vivere un sogno americano. Perché quando tra i nomi dei finanziatori della nuova “Trump Ballroom” – la sala da ballo da 300 milioni di dollari che il tycoon vuole come tempio del suo secondo mandato – è spuntato un Paolo Tiramani, in molti hanno strabuzzato gli occhi. Proprio lui? Il già deputato leghista e sindaco di Borgosesia e un curriculum più padano che yankee? Davvero il nostro ex onorevole avrebbe tirato fuori dieci milioni di dollari in azioni per contribuire al sogno dorato di The Donald?

La voce ha cominciato a girare veloce tra Torino e Roma: “Hai visto che il Tiramani ora finanzia Trump?”, “Altro che Pro Loco, qui si balla con Melania!”. I più maliziosi si chiedevano se fosse arrivato un misterioso colpo di fortuna, o magari un benefattore texano in camicia verde. E invece no. Giallo risolto. Il donatore non è il politico valsesiano, ma un omonimo milanese trapiantato a Las Vegas, inventore e imprenditore nel campo dell’innovazione, quello che Bloomberg descrive come “l’aspirante miliardario che vuole far piegare le case e la politica”. Insomma, un altro pianeta.

Due Paolo Tiramani, due biografie parallele che non si incrociano se non nei titoli di giornale e nei pettegolezzi da bar. Uno che conta i voti, l’altro che conta le azioni. Ma per qualche ora, tra un cappuccino e una brioches, a Borgosesia hanno davvero pensato che il loro ex deputato avesse trovato il modo di tornare a ballare, nella ballroom di Trump.

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