Nessune nuove, cattive nuove. Spettro chiusura dell'ex Ilva
Gioele Urso 15:49 Mercoledì 29 Ottobre 2025Slitta di due settimane il tavolo in programma a Palazzo Chigi. La trattativa con il gruppo Bedrock è in salita. Intanto in Piemonte si fanno gli scongiuri: solo a Novi Ligure in bilico oltre 700 posti di lavoro. Il sindaco Muliere: "Sarebbe una sciagura"
Nessuna nuova, mala nuova. Il Piemonte e l’Italia dell’industria siderurgica sono a un passo dal collasso. La trattativa per l’acquisizione dell’ex Ilva da parte del gruppo Bedrock è in salita. Ieri, martedì 28 ottobre 2025, era previsto un incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti del gruppo siderurgico in amministrazione controllata, ma è stato rinviato all’11 novembre. I tempi al momento sono stati giudicati prematuri. Quello che invece si è tenuto è stato il tavolo in Regione Piemonte con sindacati e istituzioni del territorio. “La situazione si fa pesante”, ha spiegato Rocchino Muliere, il sindaco di Novi Ligure.
Non sappiamo nulla
Se l’ex Ilva chiudesse per il Piemonte sarebbe una sciagura. Lo dice Rocchino Muliere, sindaco di Novi Ligure, che non usa mezzi termini. Solo nel Comune che amministra sono 550 i lavoratori diretti dell’industria siderurgica, a questi se ne devono aggiungere almeno altri 200 dell’indotto. La chiusura del polo produttivo sarebbe una vera e propria bomba sociale. “Il clima che si vive a Novi, Racconigi, Gattinara è di sfiducia e rabbia”, spiega il primo cittadino, “per ora misurata e responsabile, ma la situazione, anche dal punto di vista sociale, va attenzionata”.
Quel che pesa è l’incertezza. “Abbiamo bisogno di avere delle informazioni. Non è possibile continuare in questa situazione dove qualcuno sa e noi no”, continua Muliere, “Abbiamo bisogno di difendere i posti di lavoro, possibilmente l’unità del gruppo ex Ilva e di conoscere il merito delle offerte”. Questo è il nodo: il gruppo Bedrock avrebbe rivisto le condizioni iniziali dell’offerta garantendo 5.000 posti di lavoro sui 10.000 attuali, ma allo stesso tempo avrebbe chiesto al pubblico di coprire il 50% dell’investimento. Gli scenari sarebbero in evoluzione, ma la trattativa è in salita.
Nazionalizzare l’ex Ilva
Preoccupazioni che sono state ribadite durante l’incontro in Regione Piemonte al quale hanno partecipato il presidente Alberto Cirio, con gli assessori al Lavoro, Elena Chiorino, e alle Infrastrutture strategiche, Enrico Bussalino. “Per quanto nelle nostre competenze, ci muoveremo a ogni livello possibile per difendere i posti di lavoro e il futuro industriale del nostro territorio. L'appetibilità del Piemonte è motivo di fiducia, una garanzia su cui puntare per rilanciare le produzioni e attrarre investimenti”, hanno dichiarato i tre al termine dell’incontro.
Chi deve rispondere è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che deve chiarire come lo Stato voglia intervenire in questa operazione che, ovviamente, è strettamente legata al futuro dello stabilimento di Taranto. Antonio Decaro, europarlamentare e candidato alla presidenza della Regione Puglia, durante un dibattito con il candidato del centrodestra Luigi Lobuono, ha detto: “Se l'acciaio è strategico per il Paese, lo Stato deve nazionalizzare l'ex Ilva come altre aziende strategiche a totale capitale pubblico”.
Gli scenari
Due fondi americani si contendono il campo: Flacks Group, in cordata con Steel Business Europe, e Bedrock Industries, con esperienza nel risanamento della canadese Stelco. Quest’ultima si avvale di Anmar Italy Construction, già operativa vicino Taranto. Otto offerte puntano a singoli asset: da Marcegaglia (capofila di due cordate) a Industrie Metalli Cardinale, Car srl, Eusider e Trans Isole. Renexia (gruppo Toto) propone 5 miliardi per servizi ancillari, con un rigassificatore a Gioia Tauro e impianti Dri, ma le cifre complessive restano simboliche. I commissari hanno tempo fino al 15 novembre per valutare le proposte, che devono convincere su decarbonizzazione, ambiente e occupazione.


