Fate largo agli assessori di Cirio, auto blu con lampeggiante
17:06 Giovedì 30 Ottobre 2025Autisti regionali promossi "agenti temporanei di ps" per scarrozzare Chiorino, Gabusi e Riboldi su vetture di servizio dotate dell'agognato dispositivo luminoso. Motivazione ufficiale: "ragioni di sicurezza e protezione personale". E tanta vanità
In Regione Piemonte si porta il blu. Non quello delle bandiere di partito o dei completi “elettrici” del presidente, ma quello – non meno discreto e più rivelatore – che lampeggia sul tetto delle auto di servizio, auto blu off course. Un piccolo accessorio, certo. Ma nel linguaggio della politica, i dettagli contano. E nulla racconta il potere meglio di ciò che lo accompagna, anche solo nel traffico. Prezzo dell’operazione: 724 euro e 68 centesimi, Iva compresa, come sancisce la determina dirigenziale n. 394 del 31 luglio scorso pubblicata sul Bollettino Ufficiale regionale. Non una follia di spesa, certo. Ma un segnale. Un segnale luminoso, per la precisione.
“Motivi di sicurezza”
L’atto ufficiale parla chiaro: per “ragioni di sicurezza e protezione personale”, tre assessori – la vicepresidente Elena Chiorino, il titolare dei Trasporti Marco Gabusi e il “capo della Sanità” Federico Riboldi – avranno le loro vetture di rappresentanza dotate di lampeggianti blu removibili. Una decisione presa dopo che il Prefetto di Torino ha riconosciuto ai rispettivi autisti la qualifica temporanea di agenti di pubblica sicurezza. Non male: da conducenti a quasi-agenti di scorta, con tanto di lampeggiante sul tettuccio. Il tutto perché, secondo quanto emerso nella Riunione di Coordinamento per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, i tre componenti della squadra di Alberto Cirio sarebbero “esposti a rischio con indicatori concreti”. A quanto pare (e per fortuna) nessuna minaccia, nessun episodio noto. Solo una formula, burocratica e prudente, che però illumina – è il caso di dirlo – una certa idea del potere.
Ora, che il governatore Cirio abbia la scorta si sa e si capisce: minacce reali, casi noti e documentati, precedenti precisi. Ma per i suoi assessori la storia suona diversa. Cosa bolle sotto il cofano di questa improvvisa esigenza di “sicurezza”? Studenti in protesta, automobilisti inferociti, o semplicemente la banalità del traffico torinese? A dirla tutta, sembra piuttosto una questione di immagine. Perché, diciamolo, il lampeggiante blu – anche spento – comunica potere. Fa spazio nel traffico, attira sguardi, segna la differenza tra chi comanda e chi aspetta al semaforo.
Fiera delle vanità
E allora il sospetto è che più che una necessità operativa si tratti di vanità. Quel lampeggiante, da accendere solo “in caso di emergenza”, rischia di diventare un simbolo. Un segno di rango, una luce che distingue l’auto del potente da quella di un comune cittadino. Al grattacielo c’è chi commenta a mezza voce che “qualcuno si è fatto prendere un po’ la mano”. Altri ironizzano: “Con il blu sul tetto, almeno non li confondono con i taxi”. La verità è che il lampeggiante ha sempre avuto un fascino particolare: segnala autorità, apre varchi, impone attenzione, segna un privilegio. E in un contesto dove la politica locale fatica a farsi notare, per non dire apprezzare, anche un piccolo accessorio può diventare un modo per ricordare a tutti che si conta qualcosa.


