A ospedale Mauriziano Torino studi su ematologia e oncologia

Nuove frontiere per la diagnosi e il trattamento personalizzato in Ematologia e Oncologia grazie agli studi dell'azienda ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, che spaziano dall'identificazione di nuovi marcatori diagnostici fino alle strategie per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Tra i progetti più recenti, lo studio coordinato dalla Struttura Complessa di Ematologia, presentato al congresso Eha 2025 (European Hematology Association), ha sperimentato l'uso della droplet digital Pcr (ddPcr), ovvero di una tecnica di laboratorio che consente la quantificazione degli acidi nucleici frazionando un campione di Dna in circa 20.000 singole goccioline (droplet). In affiancamento alla tecnica tradizionale ha dimostrato maggiore sensibilità e precisione nel monitoraggio della malattia residua minima, anche nei casi con trascritti rari non quantificabili secondo gli standard internazionali. I risultati aprono nuove prospettive per estendere il trattamento libero da farmaci anche ai pazienti con trascritti atipici, migliorando la qualità della vita senza comprometterne la sicurezza. Su questo tema si concentra anche un secondo studio presentato al congresso americano Ash 2024 (American Society of Hematology), frutto della collaborazione tra numerosi centri ematologici italiani. In questo caso, l'obiettivo era identificare i fattori prognostici in grado di predire il successo della sospensione terapeutica nei pazienti trattati con inibitori del gruppo di enzimi tirosin-chinasi (Tki) in seconda linea. I dati, raccolti su 144 pazienti, hanno mostrato che la risposta alla prima linea di trattamento e la durata complessiva della terapia Tki sono indicatori rilevanti per la persistenza della remissione. Uno studio clinico condotto su pazienti oncologici già affetti da tromboembolismo venoso e in trattamento profilattico a lungo termine ha analizzato infine il tempo di generazione della trombina come possibile nuovo marcatore biologico. L'obiettivo è individuare uno strumento più accurato per valutare il rischio residuo di eventi trombotici e ottimizzare la gestione dell'anticoagulazione, bilanciando il rischio emorragico e quello trombotico.

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