Referendum giustizia, Fratelli d'Italia non prende partito
Davide Depascale 07:00 Mercoledì 05 Novembre 2025Lo spettro di Renzi aleggia sulla Meloni e vuole evitare di trasformare la consultazione in un voto su di sé e il governo. A fare campagna ci penseranno comitati e le reti Mediaset. "Confermeremo la volontà degli italiani", dice il segretario piemontese Comba
Giorgia Meloni, a differenza di Matteo Renzi, vuole stare serena. La premier non vuole fare l’errore del suo predecessore, che nel 2016 puntò tutto sul referendum costituzionale, arrivando a personalizzarlo. “Se perdo me ne vado”, disse, e gli italiani colsero la palla al balzo per mandarlo a casa, senza badare troppo al merito dei quesiti referendari. Proprio quello che la leader di Fratelli d’Italia vuole evitare che si ripeta con il referendum sulla giustizia: sarà un voto sulla separazione delle carriere dei magistrati, non sulla sua persona. Anche per questo motivo cercherà di esporsi il meno possibile in prima persona, mandando avanti i comitati referendari e gli opinion leader, fiduciosa di far leva sulla crescente popolarità della questione, in una fase in cui la fiducia degli italiani nella magistratura è ai minimi storici.
“Interesse degli italiani, non nostro”
“Con il referendum andremo semplicemente a confermare la volontà degli italiani”, dice il segretario regionale di FdI in Piemonte Fabrizio Comba, rivendicando la bontà della riforma promossa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: “I cittadini la aspettavano da anni, è uno dei punti del nostro programma di governo e sono fermamente convinto che dopo quello del parlamento passerà anche il vaglio del voto popolare”.
Il focus quindi resta strettamente sulla riforma, non su chi la promuove: “Non ci interessano i personalismi, con questa legge stiamo facendo un servizio al Paese”, conferma Comba. La campagna referendaria è appena iniziata e la raccolta delle firme necessarie per la consultazione (un quinto dei deputati o dei senatori) non si è ancora conclusa, ma la linea della Meloni pare ben tracciata, e i sondaggi almeno al momento le danno ragione: nell’ultima rilevazione, effettuata da YouTrend per SkyTg24, il sì alla separazione delle carriere è in vantaggio sul no di 12 punti, con il 56% di favorevoli a fronte di un 44% di contrari.
Campagna per procura
A portare avanti quindi la causa del sì saranno soprattutto figure non politiche, e qui un ruolo fondamentale lo giocheranno le reti Mediaset, con la famiglia Berlusconi che sostiene con forza questa riforma, tanto che nel giorno della sua approvazione definitiva in Senato la scorsa settimana i parlamentari di Forza Italia l’hanno celebrata con una gigantografia del suo fondatore Silvio Berlusconi e sua figlia Marina l’ha definita “una vittoria di mio padre”.
Quindi nei mesi che vanno da qui al giorno della consultazione referendaria aspettiamoci una campagna a spron battuto nei talk show di Rete 4, tra monologhi dei conduttori (Paolo Del Debbio, Nicola Porro e Mario Giordano su tutti) e testimonianze delle vittime della malagiustizia. Meloni sa bene che i magistrati non sono visti più come ai tempi di Tangentopoli, quando Di Pietro, Colombo e Davigo erano considerati degli eroi popolari, ma considerati parte integrante di quel vecchio establishment che il suo governo di destra si prefigge di smantellare, ammaccati da inchieste e sospetti di parzialità. La retorica ha tutte le carte in regola per dare i suoi frutti, ma la premier lascerà ad altri il compito di sporcarsi le mani.
Il comitato è il partito
Anche sull’ipotesi di costituire un comitato a sostegno della causa referendaria, in modo da coordinare le iniziative con quelli che stanno nascendo in questi giorni, come “Sì Separa” promosso dalla Fondazione Einaudi o il comitato delle Camere Penali che verrà presentato oggi a Roma, Comba si mostra piuttosto scettico: “Direi che è ancora prestissimo parlarne, l’iter è appena stato avviato e valuteremo quali iniziative intraprendere. Posso dire una cosa però: a differenza dei partiti della sinistra non abbiamo bisogno di nasconderci dietro altri simboli per portare avanti le battaglie in cui crediamo. Non servono comitati quando il nostro messaggio è forte e sufficiente, il simbolo resta quello di Fratelli d’Italia”.
Il segretario regionale ha ragione a dire che manca ancora troppo tempo, ma strategia del suo partito e della sua leader è chiara: crediamo fortemente in questa legge e l’abbiamo dimostrato in parlamento, adesso tocca ad altri tirarle la volata. E il governo non è nemmeno in discussione: la lezione del 2016 meglio non dimenticarla.


