I privati per salvare i due ospedali. Piano "segreto" Lega-FdI sul Vco
Stefano Rizzi 14:30 Mercoledì 05 Novembre 2025La Regione costretta dal ministero a tornare al vecchio schema dell'unico polo dalla giunta di Chiamparino. I leghisti con Preioni masticano amaro. E in un conciliabolo spunta l'idea di cedere uno dei due nosocomi a investitori. Boutade o exit strategy?
Privatizzare uno dei due ospedali del Verbano Cusio Ossola. Difficile dire se questa ipotesi, avanzata in un ristretto capannello tra attuali e passati vertici della sanità piemontese a margine di una riunione, sia non più di una battuta a testimonianza del disperato tentativo di trovare una soluzione all’annoso problema o qualche cosa di meno aleatorio.
Delibera congelata
Captata da orecchie avversarie, la possibile soluzione anche solo evocata come extrema ratio è pronta ad alimentare ulteriormente la già fin troppo accesa polemica su uno dei nodi più datati e complicati dell’edilizia sanitaria in Piemonte.
Appena dell’altro giorno la delibera con cui la giunta di Alberto Cirio, su proposta dell’assessore Federico Riboldi, ha chiesto al consiglio regionale di sospendere gli effetti del precedente atto con cui nel 2023 la stessa assemblea di Palazzo Lascaris aveva deciso il mantenimento e la ristrutturazione degli attuali due presidi ospedalieri di Domodossola e Verbania, scartando la vecchia soluzione individuata dall’allora amministrazione regionale guidata da Sergio Chiamparino nel futuro ospedale unico di Ornavasso.
Una decisa quanto inaspettata inversione a U quella intrapresa dall’assessore Federico Riboldi e dall’attuale maggioranza, con una Lega non poco malmostosa specie nella sua espressione che rimanda all’ex capogruppo oggi sottosegretario Alberto Preioni strenuo difensore del nosocomio della sua Domodossola.
L'inversione a U di Riboldi
A indurre, di fatto obbligandola, l’attuale guida della sanità piemontese su questa linea è stato il certo non imprevedibile pronunciamento del ministero della Salute sulla richiesta dei fondi per le ristrutturazioni, in cui si boccia l’idea di due ospedali destinati entrambi a servizi per le acuzie e con dotazioni, come il Dea, che il dicastero è pronto a sostenere ma solo per un nosocomio per quel territorio.
“Il Vco ora ha finalmente una prospettiva concreta: quella dell’investimento per il nuovo ospedale. Tutto il resto non è altro che sterile polemica”, proclama l’assessore che fino a poco tempo fa spiegava le ragioni a sostegno della riqualificazione dei due nosocomi esistenti.
A supporto di questa giravolta, la maggioranza spiega che ci sono già sei candidature per il sito dove costruirlo, confermando implicitamente il ritorno al gioco dell’oca in cui per anni in quella provincia si è dibattuto e combattuto una guerra di campanili senza esito proprio su dove realizzare il nuovo ospedale. La giunta ha chiesto un anno di tempo per decidere, ma visti i precedenti oggi è facile scommettere che tra dodici mesi si sarà al punto di partenza.
Pd: "Cirio ha sprecato anni"
I dem parlano di “un ripensamento tardivo. Se nel 2019 la Giunta Cirio non avesse cambiato idea e progetto, non si sarebbero sprecati due mandati amministrativi, si sarebbero evitati disagi, l’allungamento delle liste d’attesa e costi per i gettonisti tra i più alti d’Italia. E, soprattutto, forse oggi il nuovo ospedale sarebbe già una realtà”.
Il Pd a Palazzo Lascaris ha votato a favore della sospensione della delibera del 2023 “perché – spiega Rossi – da sempre, riteniamo che la soluzione dell’ospedale unico e baricentrico sia la migliore per garantire un servizio sanitario di qualità e rispondere in modo efficace ai bisogni di salute dei cittadini del Vco”.
Ipotesi privatizzazione
Quanto sia solida, all’interno del centrodestra con quel che già si è detto della Lega, la convinzione di arrivare, entro un anno, a decidere dove fare il nuovo ospedale è tutta da verificare. E così, anche quella battuta non si sa quanto dal sen sfuggita sulla cessione al privato di uno dei due attuali ospedali, per mantenerli entrambi ottenendo i finanziamenti per quello pubblico, si presta a più di una lettura.


