Giustizia, il doppio compito del centrodestra
Giorgio Merlo 16:40 Mercoledì 05 Novembre 2025
L’importanza del prossimo referendum sulla giustizia è nota a tutti. Non solo perché riguarda un aspetto politico e programmatico di straordinaria importanza per la storia democratica del nostro Paese ma perché coincide con un appuntamento che sarà decisivo anche in vista delle future elezioni politiche del 2027.
Ora, però, e alla luce di questa doppia sfida, è di tutta evidenza che sono diversi, quasi alternativi, gli obiettivi politici che caratterizzano i rispettivi campi che si fronteggiano.
Da un lato c’è quasi tutta la sinistra. Certo manca all’appello quella parte degli ex Pci, attuale Pd, che nel passato sostenevano con forza e determinazione le ragioni politiche della riforma che è stata recentemente approvata dal Parlamento. Manca Azione che, con la consueta coerenza, appoggerà la riforma. Sul partito personale di Renzi è inutile soffermarsi perché si comporta sempre e solo all’insegna dell’utilitarismo per i suoi protagonisti e futuri candidati del “campo largo”. Persino i Radicali della Bonino, in virtù di un’antica coerenza sui temi della giustizia, sosterranno le ragioni del sì. Oltre ad un composito, variegato e vasto mondo riformista e democratico che non può più tollerare un’invadenza politica e un crescente protagonismo politico della magistratura italiana. Ma, comunque sia, l’obiettivo principale se non addirittura esclusivo della sinistra radicale, massimalista e populista italiana, appoggiata organicamente dall’Anm, è quello di colpire politicamente il Governo e di affondarlo. Del resto, questa non è neanche più una notizia talmente sono palesi e quotidiane le affermazioni che vanno in questa direzione. Tesi appoggiata e supportata, al riguardo, dal vasto e fortissimo circo mediatico che sostiene quotidianamente la sinistra italiana attraverso le reti televisive, gli organi di informazione e le testate giornalistiche.
A fronte di questa concreta ed oggettiva cornice, tocca principalmente se non quasi esclusivamente al centro destra di governo, e a tutti i comitati promotori del Sì della società civile spiegare le ragioni, il senso, la ratio e la finalità di questa riforma della giustizia e della magistratura. Tocca, cioè, a chi ha avuto il coraggio politico e la coerenza programmatica di varare questo provvedimento spiegare il “merito” di questa riforma costituzionale e farsi carico della portata di questa ventata di cambiamento. E questo per la semplice ragione che dall’altra parte, cioè dallo schieramento della sinistra populista, giustizialista, radicale, massimalista ed estremista le ragioni della riforma sono drasticamente secondarie e il tutto sarà concentrato su altre parole d’ordine che abbiamo già sentito ripetere in modo persino ossessivo e martellante in questi ultimi giorni. E cioè, “deriva autoritaria”, “pieni poteri alla Meloni”, “svolta illiberale”, “tradimento della Costituzione”, “inizio del regime” e dulcis in fondo, la solita e ormai collaudatissima minaccia del “ritorno del fascismo” di marca orbaniana.
Ecco perché, al di là della propaganda, il compito del centrodestra e di tutti coloro che nella società civile appoggiano la tanto attesa riforma della giustizia, hanno un duplice impegno. E cioè, spiegare il merito politico della riforma da un lato e declinare, al contempo, un compito pedagogico nella pubblica opinione. Ben sapendo che dalle parti della sinistra ci sarà solo e soltanto la volontà di liquidare l’odiato Governo con tanti saluti al merito della riforma in discussione.


