Pichetto ai cancelli della Regione
08:17 Venerdì 08 Marzo 2013 1Trattative per assegnare all’ex senatore biellese le casse di piazza Castello. Sfumata l’ipotesi del quasi laureato Crosetto, il governatore vuole un “uomo forte” al suo fianco per interloquire con Roma. Un piano Pdl per arginare i presidenti leghisti
Un suo illustre concittadino del passato varò “l’economia fino all’osso”, a lui spetterà fare un altro buco alla cintura dei piemontesi. Se davvero, come riferiscono i boatos di piazza Castello, toccherà al biellese Gilberto Pichetto Fratin sobbarcarsi l’ingrato compito di rimettere in sesto le sgangherate finanze della Regione, dovrà affondare il coltello nella carne viva: ridurre drasticamente le spese, aggredire l’indebitamento monstre, avviare una corposa riorganizzazione dell’ente. Tanto per dire, fare l’esatto contrario di quello che fece da titolare del Bilancio sotto la giunta Ghigo: quando nel 2002 assunse le deleghe il disavanzo ammontava a circa 243 milioni, al termine della legislatura il rosso aveva raggiunto l’astronomica cifra di 2,5 miliardi. Insomma, il passato non depone proprio a suo favore, eppure è a lui che Roberto Cota starebbe pensando, sfumato l’ingaggio del quasi laureato Guido Crosetto, come “uomo forte” in grado di battere i pugni a Roma per ottenere attenzione e, soprattutto, soldi.
L’ex senatore pidiellino e aspirante deputato, la cui strada verso Montecitorio è sbarrata da Angelino Alfano, intenzionato a optare per il seggio piemontese, sulla carta ha il profilo giusto: curriculum professionale ineccepibile (commercialista rinomato, revisore di conti, insegnante di ragioneria), esperienza parlamentare svolta nella strategica Commissione bilancio di Palazzo Madama. Tra l’altro è stato relatore della Finanziaria 2009 e autore dell’emendamento “salva-Comuni” nel “Milleproroghe”. Inoltre, il suo ingresso nella giunta regionale avrebbe una forte valenza politica, inserendosi in quel piano di “accerchiamento” dei governatori leghisti varato da Berlusconi in persona con la designazione del fido Mario Mantovano nell’esecutivo lombardo (“Sarà il cane al polpaccio di Maroni”, ha sentenziato il Cavaliere). Analoga mossa è in atto in Veneto, dove il Pdl avendo superato il Carroccio nelle urne, ha avanzato una pressante richiesta di rimpasto. Con Pichetto alle calcagna di Cota il partito guidato in Piemonte da Enrico Costa riuscirebbe forse ad arginare lo strapotere leghista. O, almeno, questa è l’intenzione. L’interessato, contattato dallo Spiffero, si trincera dietro un diplomatico “No comment”, avvalorando così le voci sul suo conto, anche se non dispera di riuscire a convincere il vertice di Palazzo Grazioli sull’opportunità di non ulteriormente mortificare la rappresentanza piemontese in parlamento.