Non sottovalutare il centrodestra

Per mesi un pezzo della politica italiana ha ragionato sulla base di uno schema che prevedeva che alle prossime elezioni politiche la competizione per il governo del Paese avrebbe riguardato il M5s e il Pd. La destra veniva considerata fuori gioco, il suo elettorato tradizionale conteso da Renzi e da Grillo e la polemica tra Berlusconi e Salvini, condotta senza esclusione di colpi, come la dimostrazione della impossibilità di costruire una coalizione di governo vincente. In questo clima sono caduti nel vuoto i ragionamenti di coloro che invitavano a non sottovalutare le potenzialità elettorali del centrodestra e la sua capacità di riorganizzarsi e di ritornare competitivo con l’avvicinarsi delle elezioni.

Oggi, nessuno contesta tale possibilità, anche alla luce del risultato delle elezioni amministrative. Berlusconi ha rinnovato il suo ruolo di “federatore” di questa area: non perde occasione per sottolineare il ruolo moderato di Forza Italia, lavora per rinnovare la rappresentanza parlamentare del suo partito, polemizza con la Lega di Salvini, però senza mai far venire meno la proposta di una alleanza. E i sondaggi danno il centrodestra in vantaggio su Grillo e il PdR. Alle prossime elezioni politiche conteranno i voti veri non i sondaggi, ma è singolare che coloro che fino a un po’ di tempo fa li utilizzavano  per difendere la bontà delle scelte che venivano compiute e che non muovono un dito senza prima averli consultati, quando questi ultimi prendono una piega non gradita decidano improvvisamente di ignorarli o di banalizzarli.

Forse farebbero meglio a riflettere sul perché una serie di fatti stiano succedendo e la destra, troppo rapidamente data per spacciata, stia rialzando la testa e se alla base di questo nuovo quadro non vi siano le scelte compiute in questi ultimi anni dai governi Renzi e Gentiloni che hanno determinato una crisi nel rapporto tra il Pd e una parte del suo elettorato tradizionale e se una serie di politiche, anziché sottrargli i voti, non abbiano finito col  favorire  il centrodestra.

L’errore principale è stato quello di inseguire il suo elettorato nella presunzione che la crisi di questo schieramento fosse irreversibile, come se destra e sinistra avessero perso ogni ragione di esistere o se il “cemento del potere” e la possibilità di tornare al governo non rappresentassero formidabili ragioni per tornare a stare insieme. Il nuovo scenario richiederebbe la volontà di riflettere criticamente e autocriticamente sulle scelte compiute in questi anni, un nuovo programma e una nuova leadership, la costruzione di un nuovo centrosinistra, ma niente di tutto questo si sta verificando.

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