Salvini governerà trent'anni?

Il calcio è uno sport che mi piace. Si può imparare molto. Le partite si vincono, si pareggiano oppure si perdono. Alcune con strascico di polemiche, alcune sul filo del rasoio agli ultimi minuti, altre condite da polemiche arbitrali. In alcuni casi però le vittorie o le sconfitte sono nette, chiare, definitive: prevale la forza, la superiorità tecnica e organizzativa del vincitore e, per contraltare, l’incapacità, la confusione, la mancanza di sacrificio e di coraggio degli sconfitti. In taluni casi, la disfatta è talmente cocente che nella memoria dei tifosi rimane vivo il ricordo dello “sconfitto” piuttosto che del vincitore.

Dico l’ovvio, ma quando una squadra perde molte partite alla fine retrocede nel campionato di serie minore. E se la gestione non cambia, come insegna la storia, si retrocede ulteriormente.

L’alternativa a quest’inerzia è la reazione, il cambiamento. Risalire la china è possibile se la squadra riparte prima di tutto verificando le cause della crisi e dell’insuccesso. Poi si decide di cambiare allenatore (chi si fiderebbe a lasciare la gestione all’allenatore che ti ha fatto retrocedere?), si cambia la rosa dei giocatori, si inseriscono risorse nuove e giovani dal vivaio, rifondando lo spogliatoio.

In parallelo si cerca di cambiare l’immagine della squadra, e si avviano le attività necessarie per recuperare l’entusiasmo, l’affetto per la squadra, il seguito degli sportivi e il consenso. Si investe quindi sul futuro immediato ma anche su un futuro a lungo termine, con un nuovo progetto, una propria identità, puntando sul vivaio e sulle azioni che dovranno produrre i successi futuri, nella convinzione delle proprie idee e, soprattutto, capaci di fare gioco di squadra.

Articolo finito. Come? Ah, volete sapere se Salvini governerà per 30 anni? E cosa ne so io, mica ho la sfera di cristallo. Dipende da come sapranno reagire gli sconfitti…

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