La sinistra è a un bivio

Di fronte alla richiesta di cambiamento che viene dalla classe media e lavoratrice e che, a partire dal 2016, sta ridisegnando gli scenari politici non solo in Occidente ma su scala globale, le culture politiche riformatrici e progressiste, socialista, cattolico-democratica, ambientalista possono recitare un ruolo, hanno qualcosa da dire a quell’elettorato che si è sentito tradito dalla sinistra? La risposta è sì, a condizione che le forze che si rifanno a tali culture politiche sappiamo compiere una svolta a 180°, abbandonando la subalternità culturale all’agenda delle elite finanziarie globaliste, e facendo propria la nuova agenda politica dettata nelle urne elettorali dalla classe media che si è impoverita.

Bisogna che i vari partiti dello schieramento riformatore, Pd, LeU, ex centrosinistra, decidano con chiarezza su quale asse collocarsi: su quello del cambiamento o su quello del vecchio sistema basato sul primato del denaro sulla democrazia, sulle politiche austeritarie dell’Unione Europea. Il che non significa affatto lasciarsi contaminare dalle formazioni della destra populista. Al contrario, è la condizione per poterle contrastare più efficacemente, contendendo loro l’elettorato popolare. Negli Stati Uniti Bernie Sanders e Donald Trump sono alternativi, eppure si collocano entrambi nell’asse del cambiamento, mentre Hillary Clinton, che pure è dello stesso partito di Sanders, risponde a un disegno politico dettato dall’establishment economico-finanziario ma che va contro gli interessi di chi lavora e fa crescere l’economia reale.

Dunque, la sinistra nel nostro Paese è a un bivio: avviarsi sulla via del tramonto, arroccandosi a difesa di un sistema economico che ha finito per favorire una sempre più ristretta fascia di cittadini, a scapito dei due terzi della popolazione dei ceti intermedi, oppure riaffermare la centralità del lavoro, dell’intervento dello stato in economia, a partire dalla gestione pubblica della moneta e del debito sovrano, promuovendo politiche economiche finalizzate allo sviluppo, al bene comune e non più a rendere pochi già ricchi ancor più ricchi. In una parola una sinistra di popolo che ritorni, senza tentennamenti, neanche davanti agli organismi internazionali, a battersi per l’attuazione dei principi affermati dalla Costituzione italiana. Per promuovere il dibattito nell’intero schieramento riformatore su questi temi è nata l’associazione “Patria e Costituzione”, che verrà presentata giovedì prossimo 25 ottobre a Torino (corso Francia 275, h 21) da Stefano Fassina nel corso di un incontro pubblico.

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