Venditori di almanacchi fasulli

Nell’opinione pubblica, quando si parla di futuro, a leggere il sondaggio di Demos di oggi, prevale un giudizio sospeso. A dire il vero c’è ancora molto ottimismo. Il 34% degli italiani ritiene che l’anno sarà “migliore” dell’anno che se ne va, di contro a un 24% che ha una visione negativa, ma i più – circa il 40% – manifestano una qualche forma di scetticismo. Opinioni che rimangono largamente influenzate dai proclami di governo, dai media, dagli imbonitori di giornata. Il 2019 sarà l’anno del cambiamento, dichiarano a ogni piè sospinto Di Maio e Salvini e così spostano continuamente in avanti le aspettative di milioni di persone che il cambiamento lo aspettavano già il 2018 o ancor prima con i governi Pd o andando ancora indietro con i governi di centrodestra, senza che nulla sia cambiato in tutti questi anni, se non in peggio.

Sarà così anche questa volta con la manovra appena approvata, decantata come la “manovra del popolo”. Sia chiaro, in questa manovra non c’è nessuna redistribuzione di ricchezza, nessuna misura di equità sociale. C’è solo qualche contentino elettorale in cambio di clausole di salvaguardia pesantissime. Il che significa che in assenza di misure come la patrimoniale, il contrasto all’evasione fiscale, il contrasto alla speculazione finanziaria, il taglio alle spese militari, a pagare saranno i soliti noti: lavoratori, studenti, pensionati, ecc. Né più né meno com’è stato in tutti questi anni di politiche neoliberiste, di austerità, politiche che al di là di polemiche di facciata accomunano forze di centrodestra, centrosinistra, M5s.

C’è la possibilità di cambiare? Certo. Ma perché ciò avvenga bisognerebbe evitare di dare credito ai venditori di fumo di ieri e di oggi, bisognerebbe evitare l’ottimismo di maniera. Mi vengono in mente le parole scritte con spirito sarcastico da Giacomo Leopardi nel bellissimo “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere”. Parole sarcastiche nei confronti dell’idea che il cambiamento sia legato solo all’attesa, alla speranza di ciò che immaginiamo e ci illudiamo possa accadere. Non è così. Tantomeno si può fare affidamento su chi ha in mano le leve del potere e del governo. Il cambiamento è legato oltre che alla speranza al reale, alle lotte portate avanti giorno dopo giorno contro le ingiustizie, le discriminazioni, il razzismo, lo sfruttamento, la guerra.

Le illusioni vanno contrastate, il diffuso scetticismo va trasformato in volontà di cambiamento. Che l’anno nuovo porti il segno di una ripresa di movimenti di lotta per una società più giusta. A tutte/i noi il compito di dare un contributo a questa ripresa.

*Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se Torino

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