La banalità del male quotidiano

Quando si arriva alla tortura di un anziano con mezzi orribilmente violenti, si rinnova lo sterminio, l’olocausto. Se a perpetuare tali misfatti sono dei giovanissimi mi fa pensare che il sacrificio e le guerre che si sono succedute non abbiano insegnato nulla al genere umano. A cosa sono servite tutte le celebrazioni se la brutalità sulla terra è rimasta uguale? Lo dicono i risultati di molte violenze. Quei giovani annoiati che hanno seviziato un povero anziano, hanno padri e madri, mi chiedo cos’hanno insegnato ai loro figli, forse nulla, diranno che sono dei bravi ragazzi e forse li difenderanno. La medesima cosa vale per quei vicini che hanno sentito le urla e hanno visto le piaghe ma non hanno fatto nulla voltando la testa dall’altra parte. Quell’uomo ha cercato di difendersi fino alla morte con il terrore davanti agli occhi, ci ha fatto tornare ai tempi bui della storia, quando i perseguitati venivano bastonati e repressi davanti a un popolo indifferente.

Mi chiedo cosa sarà il futuro. Se a prevalere sarà la vigliaccheria. Vogliamo far diventare le città e i paesi dei campi di concentramento in mano a degli aguzzini con le conseguenze che si possono immaginare o vogliamo una volta per tutte fermare questa nuova violenza che ci potrebbe travolgere? La morte di quel povero uomo torturato non è differente dalla morte di un qualsiasi perseguitato, dall’aggressività che si manifesta sempre più spesso nei sobborghi delle nostra vita. La storia si ripete anche nei piccoli gesti crudeli, non soltanto nelle guerre e nelle sue conseguenze, il male che ogni giorno subiscono i deboli rischia di far svanire ogni celebrazione e ogni corona d’alloro, non possiamo voltare la testa dall’altra parte per non vedere morire la libertà di un singolo uomo né quello del nostro futuro di uomini liberi.

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