E il Pd?

A Roma come a Torino stanno accadendo due situazioni simili: litigi, mal sopportazione politica, andare avanti costretti ma con il naso turato, elezioni anticipate. Abbiamo una data dal punto di vista nazionale: il 20 luglio è l’ultimo giorno utile per sciogliere le camere ed andare al voto a settembre. Salvini premier con l’appoggio di Fratelli d’Italia e tanti saluti a tutti. I sondaggi parlano chiaro, anche perché dopo un anno al potere la parte facile dell’agenda politica di Lega e Cinque Stelle è stata consumata.

Ciascuno ha avuto le leggi-bandiera che aveva promesso e ha fatto il massimo nel territorio che si era assegnato, immigrazione da una parte e reddito di cittadinanza dall’altra. I segnaposto ideologici, dalla legittima difesa all’abolizione della prescrizione, sono stati tutti piazzati. Esaurito l’elenco delle cose “da fare per forza” fa crescere anche i potenziali motivi di scontro. Inutile opinare “più di così non si può”: lo abbiamo sentito dire molte volte in passato, i fatti hanno smentito ogni volta l’obiezione.

A Torino, invece, la furente sindaca Appendino è stata chiara: le prossime due delibere che saranno presentate in consiglio saranno lo spartiacque per continuare fino alla scadenza naturale del mandato oppure anticipare il voto di 1 anno. La fuga del Salone dell’auto ha lasciato una scia di malcontento (eufemismo )incredibile.

Ma in tutto questo il Pd che fa? Bella domanda. Se lo chiedono in tanti, compreso il segretario Zingaretti che, vedendolo, parlare pare abbia stampato sulla pelata un grande punto interrogativo.

print_icon