L'ultima speranza è Mattarella

Più teste pensanti, meno urlatori da spiaggia. Assistendo esterrefatto all’indecorosa pantomima ferragostana che la politica nazionale ci sta propinando, mi sorgono spontanee alcune considerazioni da ombrellone. Da un lato trovo avvincente quanto sta succedendo perché rappresenta una novità imprevista, un fulmine a cielo relativamente sereno arrivato ad agitare un periodo estivo che diversamente sarebbe passato via con la consueta monotonia delle vacanze: benzina che aumenta, code in autostrada, località balneari gremite e la notizia più interessante del giorno è che tempo farà domani. Invece mi ritrovo mio malgrado a fare zapping tra le diverse reti tv per seguire i notiziari e ascoltare gli opinionisti che discutono della situazione politica e dei possibili scenari futuri. E qui arriva lo sconforto!

Nell’indecorosa pantomima ferragostana non si salva nessuno, né chi l’ha innescata, né chi l’ha subita, né chi sta cercando di trarne in qualche modo profitto, né chi la commenta o cerca di spiegarla. Tutto si riduce ad una battaglia tra schieramenti contrapposti che viene combattuta sul terreno dei social network, una battaglia in cui si presume che vinca chi urla di più, chi insulta di più, chi racconta più bugie, chi la spara più grossa. Non è il mio mondo, non è la mia politica, non è la forma di comunicazione che preferisco. Io appartengo a un’epoca in cui i politici come Aldo Moro, come Enrico Berlinguer, come Bettino Craxi, come Giulio Andreotti, come Giorgio Almirante discutevano in Parlamento, la loro retorica era colta, passionale quando necessario, a volte vivacizzata perfino da una leggera vena umoristica, ma sempre pacata e mai sopra le righe. Certamente non erano dei santi, ma sicuramente erano figure istituzionali che si muovevano in un contesto istituzionale con il dovuto rispetto; tutto un altro mondo se confrontato all’odierna politica del Papeete.

Che palle però la vecchia politica! Certo, i tempi cambiano, i costumi sociali pure e bisogna adeguarsi. Ma questo non vuol necessariamente dire che dobbiamo accettare un’evoluzione al ribasso. I valori costituzionali e parlamentari devono rimanere attuali e devono essere salvaguardati. Ma da chi? Chi può evitare che si consumi definitivamente questo imbarbarimento della politica? Io ripongo la mia ultima speranza nel Presidente della Repubblica, persona che appartiene alla generazione politica ormai in via di estinzione di coloro che sanno il vero significato della Democrazia (e per le nuove generazioni preciso che non stiamo parlando di primarie, di meet-up, di rousseau o simili). Mattarella non è ancora entrato in campo in questa partita, non è ancora arrivato il suo momento. Ma quando arriverà spero vivamente che saprà interpretare un ruolo energico e incisivo di richiamo, di indirizzo, di accompagnamento come ci si aspetta dalla massima carica dello Stato. In altre parole, spero che distribuisca un po’ di ceffoni istituzionali a tutti coloro che hanno pensato di potersi prendere gioco del Parlamento e del Popolo Italiano, per di più a ferragosto. E che serva da monito per chi verrà dopo, nuovo Governo o nuovo Parlamento che sia.

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