Ritroviamo gli "spiriti vitali"

Recuperare gli “spiriti vitali”, costruire infrastrutture connesse col mercato globale, diventare il riferimento dei Paesi in via di sviluppo contro i dazi e a favore dello sviluppo sostenibile globale. L’Italia è proprio in crisi e neanche la sua intellighenzia chiamata ad analizzarla sul lettino dell’analista nei tanti convegni estivi che si tengono in giro, a partire da Courmayeur, riescono a fornirle ricette convincenti.

Il primo elemento da superare sono le analisi troppo indulgenti. Se da vent’anni siamo fermi e ora siamo ultimi in Europa per tasso di crescita vuol dire che siamo messi male e le analisi rosee non servono. La regola del Principe De Curtis è sempre valida: “È la somma che fa il totale”. E la somma dei vari dati dà un totale preoccupante per il nostro Paese. L’Italia dispone ancora di alcune importanti eccellenze, che negli ultimi anni hanno fatto crescere le esportazioni, dispone di patrimoni privati pari a quattro volte il nostro Pil  ma ha un debito pubblico sempre più alto, ha visto diminuire notevolmente gli “spiriti vitali” che consentirono il boom economico e da anni  non riesce più a trattenere i neolaureati che, terminati gli studi, se ne vanno all’estero.

L’Italia è ammalata grave perché la sua malattia è strutturale, non congiunturale e perché le sue classi dirigenti s’illudono che bastino poche cure.  Non è così. Se un’azienda si fosse comportata negli ultimi vent’anni come l’Italia avrebbe già portato i libri in tribunale. Abbiamo perso troppe aziende prima con le delocalizzazioni, la deindustrializzazione e poi con la crisi. La Fiat ha spostato sede fiscale e legale senza che nessuno dicesse qualcosa. Donat-Cattin vivo non sarebbe successo.

La responsabilità è generale perché in questi 18 anni hanno governato tutti:  centrodestra, centrosinistra, professori, da un anno e mezzo i populisti. Ma la responsabilità non è solo della classe politica ma delle classi dirigenti, dal sistema economico e sindacale, dai tecnici ai giornali che hanno sempre teso a dire che la situazione era pesante ma non grave. Abbiamo problemi strutturali che indeboliscono la nostra competitività, dalla burocrazia al fisco, dalla carenza di infrastrutture al maggior costo della energia sino ai tempi della giustizia amministrativa. Ma forse è ancora più grave il venir meno degli “spiriti vitali” che favoriti dalla politica degasperiana consentirono il boom economico al punto che l’Italia povera e che aveva perso la guerra ebbe il primo tasso di crescita al mondo. Andate a vedere la mostra su Gualino e vi accorgerete che oggi “spiriti vitali” come quello non ci sono più in giro. Ma Gualino è sconosciuto ai più come la politica economica di Cavour e quella degasperiana.

La più importante novità degli ultimi mesi l’ha data la società civile torinese che chiamata dal movimento Sì Tav ha risposto con tre grandi manifestazioni di piazza per dire No alla decrescita. Col movimento Sì Tav, rischiando in prima persona, abbiamo ottenuto ciò che la politica non riusciva a schiodare, la Tav, l’opera simbolo del Paese che vuole essere connesso col mercato globale. Perché, questa è la nostra convinzione, il Paese ha una grande chance di crescita e di futuro col crescere dell’economia globale. Al crescere del mercato globale il nostro Paese offre diverse eccellenze come il  turismo, la manifattura, il made-in e l’enogastronomia. Se immaginiamo di aumentare il nostro export del 3-4% anno, il nostro turismo internazionale del 5% anno noi avremmo assicurato 1-1,5 punti di Pil in più l’anno. Con Cottarelli al Bilancio potremmo sperare di ridurre la spesa pubblica del 10% l’anno da destinare a ridurre il cuneo fiscale e a diminuire le imposte sulla casa. Dovremmo utilizzare come ministro della Scuola e dell’Università l’ex capo dell’Iit di Genova per adeguare scuola e università all’innovazione e al futuro tecnologico. Dovremmo chiedere a Armani, Giugiaro, Pininfarina, Del Vecchio, Berlusconi, Cucinelli, Della Valle, Piano, Marsiaj, Ocleppo ecc. di offrire per i prossimi anni il 50% del loro tempo a tenere corsi universitari nelle università e nei licei Italiani. L’Italia destini risorse per far diventare il nostro Paese il centro propulsore della globalizzazione e dei diritti dei Paesi in via di sviluppo guidato da un Mario Draghi.

*Mino Giachino. Sì Tav Sì Lavoro

print_icon