Caro Matteo, questa volta non ti seguo

Care amiche e cari amici,
come tanti di voi, fin dall’inizio, ho abbracciato con entusiasmo il progetto politico di Matteo Renzi, basato su proposte innovative, in alcuni casi dirompenti. Renzi ha dimostrato spesso un innegabile “fiuto politico”, ma ha commesso in alcuni casi degli errori (e chi non ne fa, direte voi…), talvolta veniali, in altri casi esiziali. Tutti concordiamo sia stato un errore caricare il referendum come fosse un “giudizio universale” sul suo operato, lui stesso lo ha riconosciuto, e ne ha pagato le conseguenze a caro prezzo (lasciando la guida del Governo e del PD).

Successivamente però, dopo le sue dimissioni da segretario, avevamo la possibilità di individuare un nuovo segretario “renziano” alla guida del PD, potendo contare su una maggioranza schiacciante di membri in Assemblea nazionale, ma ha preferito andare a congresso, sebbene tanti amici gli chiedessero di agire diversamente. A quel punto pareva volesse puntare su Minniti per la guida del PD, salvo poi defilarsi all’ultimo nel suo sostegno e costringendolo di fatto al ritiro, lasciando “allo sbaraglio” le candidature di Martina e Giachetti, anche in questo caso senza condividere granché la scelta con i propri sostenitori. Sappiamo come sia finita.

Ora, mi pare fosse chiara la volontà di uscire dal PD già da tempo, e in queste condizioni, come voi mi insegnate, è difficile che persone con un piede “mezzo fuori” dal partito potessero ricevere gratificazioni di governo dal PD stesso. Quindi, se è vero che da un lato la nuova segreteria nazionale si sia rivelata talvolta ostile a Matteo e ai suoi amici, dall’altro lato questa situazione di incertezza ha chiaramente indebolito i renziani all’interno del partito. Credo sia chiaro che si cercava quindi un alibi per poter uscire, ma onestamente quest’alibi, ad oggi, continuo a non vederlo. Renzi, col solito fiuto di cui ho già detto, ha proposto un’alleanza con i M5S che bloccasse l’ascesa dei populisti di destra, e così è stato. Il Partito ha fatto propria la proposta di Matteo e proseguito in quella direzione (adesso sta a noi limitare i populisti di centro).

Ora siamo quindi al Governo, seppure con mille difficoltà, sarebbe quindi opportuno capitalizzare e tornare a fare crescere il PD. E noi invece che facciamo? Una SCISSIONE…! Trovo la scelta incomprensibile, a tratti tafazziana… Ma sono il solo che parlando con amici, parenti e conoscenti, riceve continui appelli all’unità?
Non credo, e infatti la maggioranza dei parlamentari più vicini a Renzi (come ad esempio Lotti e Guerini, persone da sempre legatissime a Matteo), in particolare coloro con più radicamento nei territori, dopo avergli spiegato in tutti i modi come la scelta di andarsene fosse inopportuna, si è giustamente arresa all’evidenza e ha deciso di non sostenere l’iniziativa di Renzi, rimanendo nel PD.

Sento parlare da più parti della necessità di occupare uno “spazio al centro”, ma mi pare siano anni che qualcuno, a turno, cerca di occuparlo, con risultati deprecabili: se nessuno vi riesce, sarà forse che quello “spazio al centro” sia ormai una chimera?

PERSONALMENTE RESTERÒ NEL PD, consapevole in questo momento di essere minoranza culturale all’interno del partito. Ciò non mi scoraggia, anzi, mi impone ancora maggiore impegno, ma ritengo che il “bene comune” debba passare necessariamente dal restare uniti e compatti il più possibile, conscio del pericolo del ritorno di nuovi autoritarismi o, peggio ancora, totalitarismi (lo ha spiegato molto bene la senatrice a vita Liliana Segre qualche giorno fa in Senato).

Spiace per gli amici che faranno scelte differenti, con cui abbiamo condiviso fino ad oggi tante battaglie politiche, poiché, come insegna la storia, dividersi indebolisce più che fortificare, col rischio che siano intaccati anche i rapporti personali più consolidati. Credo sia giusto dirselo, perché troverei scorretto fare finta che non sarà così.
Buona fortuna a tutti! (ne avremo tanto bisogno, ognuno dalla propria parte).

*Davide Fazzone è stato consigliere provinciale di Torino con il Pd e ora è consulente del gruppo Pd in Regione Piemonte

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