L'ingloriosa fine di Gtt

Dalla presentazione del piano industriale di Gtt a gennaio del 2018, era palese, almeno per noi, che non vi era nulla al suo interno che potesse essere considerato un piano di sviluppo e di rilancio aziendale. Poi i giochi di potere tra Regione, sindacati e correnti del partito democratico, strumentalizzando l’azienda per propri fini, avevano chiesto e ottenuto la testa dell’ex ad Walter Ceresa per poter mettere ai comandi i propri discepoli. La Chiappendino dopo qualche accenno di timida resistenza, molla la presa e concede Gtt al rottamatore Giovanni Foti da Messina e il suo compare Paolo D’Angelo, che tanto si era prodigato per convincere l’assessora Maria Lapietra a riportare Giovanni da Messina in Gtt dopo gli 89.000 euri di buona uscita, accompagnamento alla pensione anticipata e dopo il gran bel lavoro all’Atm siciliana ora in liquidazione.

Da allora caos totale. In quasi 30 anni di azienda non avevo ancora visto quello di cui poteva essere capace il rottamatore Giovanni da Messina, detto anche il Marchese del Grillo (io sono io e voi siete un c…). Quello che con molta perspicacia annunciava qualche mese fa che era riuscito finalmente a capire cosa bloccava l’arrivo dei promessi 470 bus nuovi: erano troppi. Per cui si accontentava di annunciare in pompa magna con la sindaca di aver rinnovato la flotta di Gtt con 74 nuovi bus che sarebbero arrivati a rate. I due dimenticano che in Gtt ci sono 1.200 mezzi da sostituire.

Quello che concede con tacito assenso il nodo ferroviario a Trenitalia; quello che annuncia nuove assunzioni per garantire il turnover del personale che va in pensione (solo nel 2019 130 dipendenti) con 50 nuovi assunti con contratto di apprendistato, che poi si sono ridotti a 30, che poi si sono ridotti a 10 e che poi sono rimasti bloccati. Quello che vuole garantire lo sviluppo del personale e allora fa delle selezioni interne per laureati, li manda per qualche giorno in direzione e in centrale Sis e poi ci ripensa e li rimanda a guidare, perché si accorge che da una parte sta mandando personale indiretto con la Naspi e dall’altra toglie ulteriori autisti dalla guida. Quello che fa togliere i turni fissi ai dipendenti con entrambi i coniugi lavoranti, o alle ragazze madri, perché usufruiscono della 104 o che chiedono all’azienda di pagargli le indennità dovute che non paga; quello che si sceglie i sindacati con cui rapportarsi lasciando fuori quelli che li presentano contratti integrativi di sviluppo e rilancio aziendale a medio e lungo termine; quello che per smania di protagonismo e ubbidienza politica, vuole usare metodi da padrone dell’800 e modifica organigrammi aziendali di responsabilità ogni mese; quello che se ne infischia del disservizio, dell’impossibilità di concedere ferie, donazioni sangue, sicurezza al personale, degli scioperi, dei blocchi dello straordinario, dei bagni che non funzionano, delle officine senza pezzi di ricambio; quello che se ne infischia che il personale deve attendere il turno del giorno dopo fino alle 19,30 della sera e non riesce ad organizzare la propria vita e quella della propria famiglia; quello che se ne infischia della sicurezza di autisti e manovratori che ci mettono la faccia tutti i giorni sui mezzi e devono affrontare le giuste lamentele dei cittadini che subiscono un pessimo servizio di trasporto pubblico; quello che si inventa una ricerca di volontari per lavorare la domenica tra il personale indiretto che all’improvviso si dovrebbe mettere alla guida dei mezzi dopo anni di inattività alla faccia della sicurezza collettiva. Quello che non pensa alla problematica del 5% di tutto il personale che ogni anno diventa inidoneo alla guida e non fa niente per prevenire le malattie professionali.

Beh, non c’è che dire, Chiara Appendino Maria Lapietra e Giovanni Foti da Messina, hanno proprio deciso di rottamare l’azienda, rendendola non funzionale e smembrarla nelle varie associazioni temporanee di impresa. Gran bel lavoro, alla faccia del programma elettorale sul trasporto pubblico della signora Chiappendino. Tutto si poteva immaginare, ma che sarebbero riusciti a fare peggio di quelli di prima, forse è l’unica vera e infelice sorpresa che il fenomenale trio ci ha garantito.

*Michele Schifone, Usb

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