Caro Pozzato, la storia siamo noi

Caro Pozzato,
rispondo volentieri alla Tua lettera su “Lo Spiffero” che, a causa della crisi dei partiti e al venire meno di tanti luoghi di dibattito, è oggi la più ampia palestra di confronto sui problemi locali e nazionali tra persone che la pensano diversamente sul futuro di Torino e della Val Susa.

Se la “solita solfa di Giachino” si riferisce alla mia ripetuta analisi sul declino economico del Piemonte che ci ha fatto perdere aziende e posti di lavoro e ha visto l’impoverimento di metà della popolazione, come ha detto lucidamente l’Arcivescovo Nosiglia, è un mio vanto. Ho capito che Torino e il Piemonte crescevano meno della media nazionale nel 2008 e se fossi stato ascoltato forse certi investimenti sarebbero stati anticipati e si sarebbero difeso maggiormente le aziende che dopo aver avuto molto da Torino se ne sono andate via.

Forse Tu, caro Pozzato, che  fai il consulente finanziario, frequenti solo gente fortunata che ha fondi da investire e quindi non si preoccupa tanto di come va la economia piemontese e di come sta la gente che non ha più una lira di risparmio o che non ha un lavoro. Io si. Vedi io sento mie le grandi difficoltà umane di tante famiglie, di tanti piccoli imprenditori. L’ho imparato da un grande politico piemontese, Carlo Donat-Cattin, che aveva il lavoro come primo obiettivo.

La sensibilità purtroppo caro Pozzato non la comperi al supermercato. Peraltro anche Tu dovresti preoccuparti perché tra le altre cose è diminuita la propensione al risparmio degli italiani. D’altronde come potrebbe essere se dal 2001 al 2019 il Paese è cresciuto in totale solo di due punti mentre il Piemonte è stato quattro punti sotto?

L’altro ieri il capo degli economisti di Confindustria ha sostenuto quanto avevo detto dal palco della prima grande manifestazione Sì Tav del 10 novembre del 2018 e cioè che l’Italia aveva come prospettiva di ritornare a crescere quella di agganciarsi sempre di più alla economia globale, aumentando le esportazioni delle proprie produzioni e aumentando la quota di turismo e di logistica. Per rendere più competitive le nostre esportazioni occorre avere infrastrutture moderne e connesse con il mercato globale come la Tav.

I partecipanti a quelle manifestazioni penseranno loro a spiegarti che sono venuti con gioia alle nostre tre manifestazioni in 5 mesi e non prezzolati come volgarmente li accusi. Enrico spiegami perché Voi No Tav siete così violenti nei Vostri discorsi. Ma non hai avuto anche Tu una mamma che Ti chiedeva di essere gentile con il Tuo prossimo? Perché non hai imparato dal povero Carlo Ravetto a esprimerti con il rispetto umano, che ti ricordo, è sempre dovuto?

Le nostre manifestazioni, caro Enrico, hanno costretto Giuseppi Conte a cambiare completamente posizione sulla Tav. Il 5 dicembre 2018 incontrando a Palazzo Chigi insieme a Di Maio gli imprenditori torinesi disse No Tav. Dopo le nostre grandi manifestazioni, dopo la decisione di Salvini di votare a favore della Lega, il premier pro tempore ha detto che la Tav costa meno farla che non farla e l’altro giorno a Taormina ha detto che la Tav va avanti. Le nostre manifestazioni che hanno fatto aumentare il consenso degli italiani a favore dell’opera, hanno portato l’Unione europea ad aumentare gli stanziamenti per la costruzione del Tunnel e per la prima volta a finanziare anche la tratta italiana da Susa a Settimo.

La prima manifestazione quella del 10 novembre 2018, per la quale presentato io personalmente la domanda in Questura, passeranno alla storia come la Marcia dei 40mila e Tu che sei giovane potrai leggere sui libri ai Tuoi nipoti quella giornata nella quale dissi: da oggi cambia il vento.

La Tav si farà e da Te, che sei giovane, mi aspetterei un impegno a far sì che le ricadute economiche sul territorio e sui valsusini siano ancora più ampie di quanto previsto.

Con simpatia,

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro Sì Ambiente

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