Politica oltre gli slogan

Non si può che essere in sintonia con chi pretende dalle forze politiche italiane di essere precisi e chiari su come intendano governare ovviamente quando il consenso del popolo gli darà la possibilità di farlo, e questo vale sia su scala nazionale che su scala locale. È ormai acclarato che la città di Torino versa in una crisi socio-economica ormai da parecchi anni, quindi anche con tutta la giusta critica che si meritano gli attuali governanti della città di certo non è responsabilità loro se tanto per fare alcuni nomi simbolici la Banca Crt, il Sanpaolo Imi sono sostanzialmente “dislocati” a Milano, mentre la Sai assicurazioni è “emigrata” a Bologna e la Toro Assicurazioni è stata acquisita dalle Assicurazioni Generali di Trieste. Queste sono solo alcune delle realtà economiche che la città di Torino ha perso.

Non c’erano i 5 Stelle quando sono avvenuti questi “trasferimenti” ma altri politici, politici che ipotizzavano la fusione della Torinese Gtt con la milanese Atm, la fusione tra il Politecnico di Torino ed il Politecnico di Milano, c’era poi qualcuno che aveva “inventato” MiTo, un asse tra le due città in cui Torino avrebbe avuto il ruolo di “zona residenziale” di Milano... Si ipotizzava che i manager di aziende locate a Milano trovassero conveniente e motivante traslocare la famiglia a Torino perché tanto con la futura Alta Velocità ormai si poteva parlare di una sola grande metropoli. Come è andata a finire e sotto gli occhi di tutti! C’è da domandarsi come mai Milano, con tutti i governi di diverso colore che si sono avvicendati in questi anni sia sempre progredita mentre Torino è regredita.

È necessario che il corpo elettorale della città chieda a grande voce ai partiti politici che si candidano per governare la smettano di parlare per “slogan marketing” e si cimentino in proposte “industriali” che trovano giustificazione in seri Piani Industriali per il rilancio della città. Perché comunque la responsabilità di scegliere una amministrazione spetta ai cittadini, le varie amministrazioni che si sono succedute compresa l’odierna non sono state il frutto di una rivoluzione (come a volte amano definirsi i 5 Stelle), ma di lezioni democratiche.

print_icon