Al Pd non basta cambiare nome

Zingaretti ha annunciato la nascita di un nuovo partito, anzi un partito nuovo, come il pennello del cinghiale, ricordate? Meglio un pennello grande o un grande pennello? Incredibile cosa non si fa per distogliere l’attenzione dai grandi problemi che attanagliano l’Italia! Tra l’altro guai a parlare di contenuti e programmi.

Di fatto il segretario dem il Pd lo ha​ già sciolto grazie alla continuità programmatica con il governo precedente sui decreti sicurezza e dignità, sulla legge spazzacorrotti e sulla prescrizione, su Quota 100 e sul finto reddito di cittadinanza, provvedimenti che fino all’anno scorso giudicava pericolosi per la democrazia e per la società e che ora conferma senza tante storie. Quale credibilità può avere questo annuncio?

Zingaretti immagina di allargare il perimetro del Pd alle sardine, alla società civile, ai movimenti, agli ecologisti e ai sindaci, soggetti peraltro già di area Pd, ma la cosa interessante è che non cita come interlocutori né i Cinquestelle né i fortissimi punti di riferimento dei progressisti alla Giuseppe Conte, i quali fino a ieri invece erano l’orizzonte strategico di un’alleanza politica per il futuro.

Il ragionamento del possibile ultimo segretario del Pd però non è lineare nemmeno quando dice, testuale, che la nuova legge elettorale gli indica la sfida di costruire il soggetto politico dell’alternativa, visto la nuova legge elettorale che si sta delineando, grazie anche al Pd, in realtà è di tipo proporzionale e quindi indica una direzione opposta a quella della costruzione di un soggetto alternativo. Vabbè,​ a questo punto aspettiamo di vedere che succede: ci aspetta un grande finale di inverno. O perlomeno un finale di inverno grande.

Ed intanto il partito del non voto e degli indecisi è cresciuto fino al 45%. Caro Zingaretti è la che si pesca con proposte concrete. Non basta cambiare un nome per vincere.

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