Senza investimenti il Paese è fermo

Il Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia pubblica mensilmente “L’economia italiana in breve”, un sunto statistico dell’andamento economico del nostro Paese.

Il grafico sotto riportato, estratto dalla pubblicazione citata e relativo al mese di gennaio scorso, riporta i dati sintetici del nostro Prodotto Interno Lordo suddiviso nelle sue principali componenti. Iscrivendosi alla newsletter della Banca d’Italia, questo dato arriva aggiornato mensilmente a chiunque ne faccia richiesta. Si tratta quindi di informazioni di facile accessibilità. Difficile immaginare che chi governa la politica economica e industriale del paese non abbia accesso almeno alle stesse informazioni.

Ripercorrendo gli indici “storicamente” dal 2008, periodo iniziale della crisi, rileviamo che, ad esclusione delle esportazioni, tutte le altre componenti della crescita permangono tutt’ora deboli, con particolare difficoltà di recupero soprattutto per quanto riguarda la componente degli investimenti. Pur con tutta l’incertezza che accompagna una scienza come l’economia, il fenomeno è talmente profondo da non lasciare spazio a dubbi: il mancato recupero del livello pre-crisi degli investimenti è il vero problema dell’economia nazionale. Desta quindi preoccupazione (ormai da anni) lo scarso interesse dimostrato dalla discussione nei confronti dell’argomento e dai pochi e sporadici interventi per porvi rimedio.

In un paese nel quale il risparmio finanziario privato ammonta a 4.200 miliardi di Euro (fonte “Il Sole 24 Ore” – 17/6/2019), stupisce come sia debole il dibattito sugli interventi necessari per eliminare i nodi esistenti e per creare nuovi incentivi gli investimenti; interventi forse non risolutivi ma sicuramente utili per ri-avviare un percorso di crescita.

L’occupazione è la seconda faccia della stessa medaglia. Il recupero degli investimenti comporta nuove iniziative, nuove aziende, nuove infrastrutture, nuova ricerca e nuovi vantaggi competitivi. Alla stagione del recupero degli investimenti segue, come logica conseguenza, una ripresa dei livelli occupazionali.

Pur apprezzando il processo di revisione del Patto di stabilità avviato dalla Commissione Europea, presieduta dal Presidente Ursula Von Der Leyen, non solo rileviamo scarso interesse dei mezzi di comunicazione sul tema, ma ancora una volta preoccupano i tempi della politica, la cui durata del dibattito è previsto per almeno 12 mesi.

Se nel 2009 non era chiaro che la crisi potesse essere profonda, se nel 2012 l’abbiamo percepita ma non siamo stati in grado di contrastarla, se nel 2016 abbiamo abbozzato alcuni timidi interventi, oggi – anno 2020 – non possiamo non renderci conto che l’assenza di investimenti, privati e pubblici, è la vera zavorra alla ripresa dell’economia del Paese.

Ma forse sto semplificando troppo…

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