Sulla logistica il Piemonte fa harakiri

La poca consapevolezza sui grandi cambiamenti nella nostra economia regionale, l’incapacità di guardare ai dati forniti da Banca d’Italia, Studio Rota, Ires, sindacati etc. ha fatto sì che le amministrazioni piemontesi non mettessero in atto le azioni di difesa della nostra economia regionale, usando le tecniche usate dai manager privati.

L’economia piemontese che negli anni ’80 valeva più del 10% dell’economia nazionale, oggi è sotto l’8%. Qualsiasi azienda privata un cliente che vale 8 punti del suo fatturato lo cura e gli da tutti gli aiuti possibili. Cosa che non hanno fatto i Governi nazionali in questi anni, così il Piemonte ha perso 10 punti rispetto a Lombardia ed Emilia. Lo stesso ha fatto la Regione con Torino che vale il 50% del Pil del Piemonte.

L’impressione è che i politici delle altre provincie non solo non si preoccupano dell’economia torinese ma anzi sottolineano il positivo andamento della loro provincia senza capire che se non si rilancia Torino il Piemonte non risalirà la china. Ora il Piemonte rispetto alla classifica economica delle Regioni è nella posizione peggiore dall’Unità d’Italia a oggi.

In attesa di vedere le proposte si rilancio dell’economia regionale noto con dispiacere che il Piemonte sta rinunciando, per incompetenza, alla grande opportunità della logistica che in tutti i Paesi del mondo crea posti di lavoro e sviluppo economico. Dissi già a Chiamparino che la logistica di Amazon è importante ma il Piemonte avrebbe dovuto puntare alla logistica più ricca, quella industriale, alla logistica che trasporta, smista e in qualche modo partecipa a organizzare la produzione industriale. E invece da un lato diminuisce la produzione industriale e dall’altro lato le società logistiche non vedendo programmi e idee pubbliche forti sul futuro, si spostano dove le amministrazioni sono più concrete, a Milano o a Piacenza.

Ho dato il via al Movimento Sì Tav proprio perché so quanto può valere per il Piemonte la Tav dal punto di vista economico, turistico e logistico la ricaduta di quella grande rete di trasporto.

La logistica italiana vale il 10% del nostro Pil nazionale ma oggi per l’economia piemontese non vale il 10%. La Tav ridando a Torino una centralità economica non solo nel Nord Ovest ma anche nella grande Regione che si formerà unendo il Nord-Ovest a tutta la Regione lionese e alla Svizzera, potrà dare ottime ricadute nella logistica che non è solo fatta dai magazzini di Amazon ma anche della logistica di pregio che crea valore, competitività e nuovi posti di lavoro.

Da almeno vent’anni la Regione non ha assessori ai Trasporti e alle Infrastrutture che non solo provengano dal settore, ma che abbiano esperienze almeno nazionali tali da essere un valore aggiunto. Non tutti gli assessorati sono uguali. La logistica in Piemonte vale solo il 6-7% dell’economia regionale e questo vuol dire che la Regione perde 5 miliardi di Pil e decine di migliaia di posti di lavoro. Torino e il Piemonte devono essere al servizio dei porti liguri e il punto di passaggio tra Genova e Savona verso Francia, Svizzera, Baden-Württemberg.

In questi anni i nostri Interporti da Novara a Orbassano a Rivalta sono andati avanti, e neanche molto, solo per merito dei privati che li gestiscono. È dal 2005 che dico che l’incrocio a Novara tra la Tav e il Terzo Valico avrebbe fatto diventare il Piemonte un perno della grande area logistica del Sud Europa. La cabina di regia del Nord-Ovest Ha funzionato solo pochi mesi dopo la Convention di Novara. E pensare che basterebbe copiare il metodo Duisburg che come hub intermodale sotto i porti del Nord Europa occupa oltre 35.000 posti di lavoro.

Nel Decreto Genova la logistica piemontese, difesa molto debolmente in Parlamento, è stata divisa in due. Pensavo che la nuova giunta regionale lavorasse subito per correggere l’errore, si è arrivati al harakiri di qualche giorno fa quando un dirigente piemontese su delega dell’Assessore ha firmato un protocollo a Piacenza dove la città della ministra si è candidata a diventare l’interporto principale dietro i porti liguri. Le precedenti giunte regionali non sono state da meno avendo assistito al trasferimento da Torino e Cuneo alla Lombardia di una bella fetta della logistica piemontese, molte delle più importanti aziende, dalla Ceva logistica alla Elia Trasporti e ora a gran parte della Tnt, si sono trasferite a Milano, città che invece sa molto bene quanto sia importante la logistica per la competitività del nostro sistema economico locale. Purtroppo in certi settori la conoscenza dei problemi e la competenza fanno la differenza. Ma i criteri di nomina sono altri.

Il Piemonte avrebbe potuto e dovuto copiare dalla Germania o dall’Olanda, due Paesi che hanno la logistica ai vertici della produzione di Pil. La Germania ha rioccupato nella logistica oltre 500.000 lavoratori provenienti dal settore minerario e dalla ristrutturazione manifatturiera. Dovrebbe essere l’obiettivo primario del Piemonte che ha perso quantità industriali di posti di lavoro nella manifattura e che deve offrire nuove occasioni di lavoro ai giovani e ai neolaureati cui non possono bastare i 100 posti di lavoro che a Mirafiori creeranno i pannelli solari (autentico specchietto per le allodole). Non facendo da anni una politica industriale dei trasporti e della logistica abbiamo perso aziende logistiche e posti di lavoro a favore di Lombardia ed Emilia. Eppure basterebbe chiedere a chi ne sa di più. Tutto perché non si è capito che la grande iniziativa che mi ha portato insieme ad altri compagni di viaggio a organizzare il Movimento Sì Tav e a salvare l’opera più importante per il nostro futuro, non è stato un colpo di culo, ma la grande consapevolezza che la Tav potrà portare a Torino più lavoro, più sviluppo, più turismo e più logistica.

Nessun amministratore di fronte a questa denuncia può rispondere con fastidio o scrollando le spalle, perché gli errori di questi anni e di questi mesi costano all’economia e al lavoro piemontese e grandi sofferenze per chi non ha un lavoro.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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