Troppa incoscienza ambientale

Molto spesso si parla delle conseguenze del cambiamento climatico sull’agricoltura. Nei corsivi si nota ancora da parte dei cronisti un velato ottimismo. Buon per loro, io sinceramente non vedo come si potrebbe essere fiduciosi davanti a una situazione così tragica e di difficile soluzione. Lo potrei essere se avvertissi una certa consapevolezza politica o sociale, ma la realtà ci dice ben altro.

Affrontare un problema cosi serio come la deforestazione, l’inquinamento delle falde acquifere, l’allevamento intensivo e l’industrializzazione chimica comporterebbe una presa di coscienza generale che richiamerebbe un deciso segnale di arresto di un certo sistema di produzione e di coltivazione. La nostra società occidentale nonostante la sua tecnologia ha generato molta insensibilità verso le conseguenze di un certo sviluppo e dei suoi effetti nocivi, tutto è stato programmato a favore di un mercato spietato che ha deglutito le materie prime del pianeta e le sue risorse senza un limite etico, ignorando una grande parte del mondo povero e depredato che non vive, ma sopravvive ai margini di questa civiltà.

Il riscaldamento del pianeta nonostante le conseguenze è ancora visto come qualche cosa che non ci riguarda, come fosse un normale turnover terrestre che si ripete periodicamente, dimenticando che mai nelle storia del pianeta ci furono così tanti veleni sparsi. L’odierno nichilismo sta disintegrando la storia e la cultura millenaria e restituisce ai posteri le macerie di un mondo consumato dall’indifferenza di una società godereccia fino alle estreme conseguenze.

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