Fare presto per salvare il Paese

La pandemia del coronavirus che ha colpito i cittadini italiani ha fatto venire, tragicamente ed inaspettatamente, al pettine i nodi nei quali si dibatte il nostro Paese, sempre riluttante ad affrontare di petto i problemi che lo affliggono da tempo anche a causa di una classe politica debole e, salve poche eccezioni, sostanzialmente inadeguata.

Il messaggio di Mattarella di venerdì sera, volendolo condensare in una battuta, è una sintesi perfetta tra quanto sostenuto da Draghi nel suo articolo sul Financial Times – immettere subito liquidità nel sistema con strumenti di valenza europea – e quanto affermato, a più riprese, da Carlo Calenda, ossia pensare già al post emergenza per garantire la necessaria e graduale “riapertura” del Paese se si vuol evitare una rivolta sociale.

Da questo punto di vista l’Italia si trova, anche a causa del debito pubblico elevato, in una posizione di maggiore fragilità che non le consente di immettere nel sistema una liquidità senza limiti o quantomeno adeguata alle circostanze, senza il convinto concorso e sostegno dell’Unione Europea.

Tuttavia, per quanto dolorosamente paradossale possa apparire, la pandemia rappresenta una tragica opportunità o, se si vuole, l’ultima chiamata per il nostro Paese che si trova difronte ad una prova decisiva per le sue sorti: avere la capacità di reperire risorse aumentando il debito pubblico per fronteggiare una gravissima epidemia, dando prova di essere, nel contempo, una nazione affidabile e responsabile.

Per fare ciò occorre innanzitutto evitare che il “discorso pubblico” sia dominato dai toni scomposti ed inutilmente tonitruanti dei sovranisti “de noantri” e delle “bestie” da tastiera, sgombrando il campo da furbizie dialettiche di ogni genere; prima fra tutte quella subliminalmente ed irresponsabilmente propinata all’opinione pubblica dai vari Salvini e Meloni, secondo la quale l’aumento del debito pubblico sarebbe la panacea di tutti i mali e che si avrebbe tutto da guadagnare con l’Italexit. Un modo come un altro per vellicare l’inveterata propensione italica al tirare a campare, condita da un’antistorica concezione autarchica della nostra economia.

In quest’ottica anche la vicenda degli aiuti della Russia di Putin, si badi, è stata sapientemente utilizzata per far risaltare la “concretezza” delle democrature rispetto alle egoistiche “incertezze” dell’Unione Europea.

Occorre invece sapere ed avere il coraggio di dire che i problemi non finiranno con la fine dell’emergenza coronavirus e che il nostro Paese sarà chiamato a porre mano ad alcune scelte ineludibili, prima fra tutte la capacità di rendere “sostenibile” dal punto di vista economico e finanziario la tenuta del “sistema Italia” negli anni a venire.

In tale cornice diventa ineludibile un “momento di verità” che solo il Capo dello Stato potrebbe e dovrebbe rendere noto agli italiani con un solenne messaggio alla Nazione, chiamando a raccolta le migliori energie di cui il Paese dispone.

In altri termini occorre lavorare ad un vasto programma politico che facendo proprie, in qualche misura, le ragioni e le analisi sottese alla fine delle “grandi illusioni” (Amato-Graziosi “Grandi illusioni” Il Mulino) che hanno condotto il Paese nelle condizioni in cui attualmente si trova, si faccia carico di un nuovo “contratto sociale” inteso a riequilibrare, gradualmente ma decisamente, le finanze pubbliche ed a ridisegnare un nuovo e  più selettivo Stato sociale che garantisca solo ed effettivamente i ceti meno abbienti.

Si tratta di un impegno di lunga lena per affrontare il quale ci sarà bisogno di una classe politica competente che dimostri di avere una statura personale e morale almeno pari a quella che gestì la ricostruzione dell’Italia dalle macerie del secondo dopoguerra, creando le premesse del successivo miracolo economico. Una classe dirigente veramente disposta a mettersi in gioco anteponendo il superiore interesse del Paese ai propri destini personali.

L’emergenza coronavirus sta dando, suo malgrado, per la prima volta ed in modo plastico, ai cittadini italiani una rappresentazione quasi perfetta dello scenario che, sul piano economico, si avrebbe qualora il Paese andasse in default.

È auspicabile che tutti facciano tesoro di questa tragica vicenda traendone i relativi insegnamenti.

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