Un Paese "anomalo"

Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana nel 2015, con la morte della mamma, eredita un patrimonio di circa 5 milioni di euro frutto delle attività lavorative e di investimento dei genitori. Il patrimonio era su un conto custodito in una banca Svizzera. Utilizzando la legge sulla “voluntary disclosure”, legge conosciuta come scudo fiscale introdotta nel 2014 con l’intento di incentivare il rientro dei capitali esteri, regolarizza il denaro. La legge permette agli italiani di far pace con il fisco sia sul piano tributario sia su quello penale versando una imposta forfettaria una tantum inferiore alle normali aliquote tributarie. Tutto lecito quindi, ma in Italia neanche il battesimo dello scudo fiscale cancella un eventuale peccato originale e il Presidente Fontana si trova oggi a dover giustificare come mai i suoi genitori avessero accumulato un così consistente risparmio.

Più di un opinionista sui media si è lasciato andare sostenendo che, anche se non ci fosse una rilevanza penale, certo è anomalo che dei cittadini, con una attività normale, abbiano potuto costruire un risparmio così elevato ma, dimenticanza volontaria, non viene declinato cosa si intende per attività normale. La mamma di Attilio Fontana esercitava la professione di odontoiatra e il papà era un medico chirurgo, mentre il Presidente della Regione Lombardia, classe 1952, si è laureato in giurisprudenza nel 1975 presso l’Università degli Studi di Milano e dal 1980 è titolare di uno studio legale a Varese.

In tanti giudicano fuori dagli standard del cittadino italiano medio che quella somma sia stata accumulata soltanto attraverso il lavoro dei suoi genitori, un medico di famiglia e una dentista. Purtroppo, però, è anche fuori dagli standard italiani che un cittadino abbia avuto dei genitori professionisti entrambi laureati e sia egli stesso un professionista laureato titolare di uno studio di avvocati. Infatti la Ocse, sul report “Uno Sguardo all’Istruzione”, evidenzia che in Italia solo il 19% dei 25-64enni ha un’istruzione universitaria, metà della media dei paesi dell’Ocse (37%). Quindi è vero che la famiglia Fontana non risponde al normotipo italiano così come è vero che il belpaese è anomalo rispetto alla media Ocse.

Il 31 luglio scorso su uno dei principali quotidiani italiani è comparsa una bella notizia, ripresa anche da “Prima pagina” di Radio tre. A Piazzola sul Brenta, un piccolo comune in provincia di Padova, vive Leonardo Taverna, un ragazzino di 14 anni, con la sua famiglia. Purtroppo Leonardo è affetto da una patologia detta sindrome di Dravet. La Sindrome di Dravet è una forma rara e genetica di epilessia farmacoresistente e questo significa che i trattamenti farmacologici attualmente disponibili per prevenire le crisi non sono sempre efficaci. La sindrome di Dravet è molto più che una semplice epilessia, è considerata una malattia genetica con vari sintomi neurologici che iniziano nel primo anno di vita del bambino. I bambini affetti dalla sindrome di Dravet sono a rischio di sviluppare difficoltà di apprendimento, problemi di deambulazione e di equilibrio, difficoltà comportamentali e disabilità ortopediche. I genitori di Leonardo, per consentirgli una migliore vita, hanno dovuto ristrutturare pesantemente la loro abitazione adeguandola alle esigenze del figlio, spendendo tempo e soprattutto molto denaro.

Due anni fa la casa è stata pignorata dal tribunale in quanto l’azienda del papà di Leonardo (azienda specializzata in saldature) nel 2010-2011 è andata in crisi debitoria e la casa sarà messa all’asta (il 31 settembre 2020) per risarcire i creditori. La pro Loco di Piazzola sul Brenta, un consigliere comunale (Bellot), uno regionale (Sandonà) e l’associazione per l’inclusione di persone disabili “Creativamente abili” hanno fondato un comitato spontaneo per la raccolta di fondi (servono 240.000 euro) finalizzati a consentire a Leonardo e famiglia di mantenere la propria abitazione. Con il lockdown covid-19 tutto si è fermato e mancano ancora 150.000 euro prima che il 31 settembre 2020 la casa sia posta all’asta. Ed ecco la bella notizia: un avvocato di Padova ha comunicato alla famiglia di Leonardo che un suo cliente farà pervenire in dono i 150.000 euro mancanti più la copertura delle spese per le pratiche di riacquisto, cambiando così sensibilmente la vita di questa famiglia ed in particolare di Leonardo.

Anche in questo caso possiamo parlare di una situazione anomala. Senza dubbio quello del benefattore anonimo è un comportamento fuori dalla norma: quanti cittadini possono e vogliono fare una donazione così importante? Sarebbe così fuori norma, in Italia, che un procuratore della repubblica, a seguito di una martellante campagna stampa, decidesse (in base all’obbligatorietà della azione penale, uno dei pochi paesi al mondo dove esiste questa legge) di indagare su come un cittadino (il benefattore anonimo) possa disporre di 150.000 euro da donare alla famiglia di Leonardo?

Se, per assurdo, succedesse allora la buona notizia si trasformerebbe in una tragedia per Leonardo, la sua famiglia, per il benefattore e forse anche per l’avvocato del benefattore. Auspichiamoci che, almeno per una volta, l’Italia si comporti nella norma degli altri paesi europei, paesi dove i mezzi di informazione sono sensibilmente più equilibrati e garantisti e la magistratura requirente, al pari di qualsiasi altra professione, risponde nel bene e nel male del suo operato.

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